Goodmoring, sunshine!, privata.

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harmony¿
view post Posted on 15/6/2012, 11:42




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Erano ormai un paio di giorni che non riusciva a dormire e in quel poco che ci riusciva i suoi sogni erano tormentati da incubi. Non che non fosse stanca. In realtà si sentiva particolarmente stremata in quel periodo. Si affaticava dopo una semplice corsa e la caccia andava sempre peggio. Per un qualche motivo non riusciva a rilasciare la tensione dei suoi muscoli in modo tale da starsene rilassata per un pò. Avrebbe voluto incolpare qualcosa di quella sua insonnia, oppure qualcuno. Jay dormiva poco più in là, a bocca aperta e con particolare trasporto. Chissà che diamine stava sognando.. Se almeno avesse russato un pò Harmony avrebbe potuto incolpare lui. Sapeva che non si trattava di una cosa molto carina da fare, ma almeno si sarebbe guadagnata una magra consolazione. In realtà era probabile che si trattasse di semplice invidia. Lui dormiva come qualcuno che non dorme da giorni (è sempre così quando si allena con la magia) e lei era lì, a fissare il soffitto, senza la menchè minima intenzione di chiudere gli occhi. Forse, si disse, era meglio che non dormisse o se l'avesse fatto sperava di crollare in un sonno senza sogni. L'ultima volta che aveva chiuso gli occhi si era poi risvegliata gridando. Nel sogno suo padre era ancora vivo e le sorrideva con premura. C'era anche sua madre. Era la madre dolce e premurosa che l'aveva cresciuta, non quella che gridava nel bel mezzo della notte perchè voleva che la figlia andasse a dormire con lei. La morte del marito aveva reso la donna cerebralmente disconnessa dal mondo. In quel sogno, all'inizio di quel sogno, era come se nulla fosse successo. Tutto procedeva nel migliore dei modi. Era felice, all'inizio. Poi, d'un tratto tutto cambiava. Sua madre scoppiava in un pianto dirotto e l'incarnato di suo padre diventava sempre più bianco, come quando Harmony lo vide l'ultima volta il giorno del funerale, disteso dentro quella bara di legno di acero chiaro. E lei correva. Scappava via. Inciampava più volte e altrettante volte si alzava in piedi e continuava a correre. Senza un motivo. Nei sogni i motivi contano poco. Le cose si fanno e basta. A volte la mattina ti svegli e ti vergogni amaramente di aver sognato cose che mai e poi mai farai. E' il bello del cervello umano. E' il suo passatempo notturno. Harmony correva, sentiva che doveva farlo. Qualcosa le diceva di scappare. Forse se si fosse allontanata tanto tutto quello sarebbe sparito. E in quei sogni sentiva il bisogno di tornare alla realtà, alla vita reale. Non che quella fosse migliore del sogno.. Ma almeno poteva smettere di correre per un pò. L'alba era vicina, ma non troppo. Questo voleva dire che doveva starsene lì, in silenzio in compagnia dei suoi pensieri, ancora per un pò. La sera precedente aveva comunicato a James che la mattina sarebbero andati a caccia. La foresta non brulicava particolarmente di selvaggina, soprattutto in quel periodo. Ma meno di due giorni fa aveva visto impronte di cerbiatti. Erano lì, nitide, impresse sulle foglie secche che ornavano il suolo della foresta. Le trappole per i conigli non funzionavano più e le opzioni erano due: o i conigli erano diventati così intelligenti da evitare le trappole o non ce ne erano più. Harmony, ahimè, temeva fosse la seconda opzione. Sarebbe andata da sola, come faceva sempre, ma il fatto che qualcuno fosse con lei le infondeva più sicurezza. Non sapeva se il ragazzo avesse mai cacciato prima. Lui non gliel'aveva detto e lei non l'aveva chiesto. Nell'ipotesi che il giovane mago non avesse mai cacciato, Honey era pronta ad insegnargli qualcosa. Poteva tornargli utile, soprattutto nello spiacevole caso che a lei succedesse qualcosa. Scosse leggermente la testa bionda, cercando di cacciare via i pensieri. Si alzò, stando attenta a non fare rumore. Non ce la faceva più a starsene lì a far finta di dormire. Si precipitò nel piccolo bagno e si tolse i vestiti. L'acqua della doccia era fredda. Nonostante girasse la manopola dell'acqua calda questa sembrava rifiutarsi di uscire. Alla fine dovette accettare le condizioni: quella mattina doccia fredda. Magari l'avrebbe aiutata a darsi una svegliata e a mimetizzare un pò le profonde occhiaie che aveva in viso. Uscì in punta di piedi, cercando di bagnare il pavimento il meno possibile. Per quanto quella dimora non fosse un granchè non era una buona scusa lasciare tutto al fato. Indossò la solita tenuta: un paio di pantaloni non troppo larghi, stivali di pelle che l'avvolgevano fino al polpaccio, una maglia nera a mezze maniche. Afferrò la casacca che però si sarebbe messa solo quando sarebbero usciti. Faceva troppo caldo per vestirsi così pesantemente in casa. Si legò i capelli in una cosa bassa, morbida, ma ben stretta. Uscì dal bagno e puntò lo sguardo verso Jay che stava ancora dormendo. Beato lui. Lanciò uno sguardo aldilà del vetro della finestra. L'orizzonte era illuminato da una leggera striscia rosea. Da lì a meno di un'ora il sole sarebbe sorto. Decise di indossare la giacca, afferrò l'arco e la faretra e si mise tutto in spalla. Si avvicinò a James e lo scosse per una spalla. "Jay è ora..". Niente. Lui non diede segni di voler aprire anche un solo occhio. "James Paradise, andiamo! Muovi il culo!" alzò il tono di voce, ma non successe ancora niente. Honey indietreggiò, portandosi l'indice sotto il mento, pensierosa. C'era solo una cosa da fare. Non sarebbe stata molto carina, ma avrebbe funzionato. Aprì la bocca, respirando più ossigeno possibile, e cominciò. "OH MIO DIO JAY SVEGLIATI! CI STANNO ATTACCANDO, CI STANNO ATTACCANDO!! JAMES TI PREGO SVEGLIATI!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola, restando perfettamente immobile al suo posto ma cercando di sembrare disperata al punto giusto. Quando James trasalì lei lo fissò con un enorme sorriso. "Buooongiorno, raggio di sole!" lo canzonò come una mammina protettiva. "Coraggio, alzati. Dobbiamo andare."
 
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