Pretty freaky friday!, Sam.

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view post Posted on 14/6/2012, 12:15
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Venerdì 15 Giugno 2012 - Ore 23:58 - Luogo da identificare - Regno Unito (credo! Per quel che ne so, potrebbe anche essere la Cina!) - Mondo - Sistema Solare - Via Lattea - Universo.

Indicazioni troppo precise, voi dite? Mah, non direi, visto che non ho la più pallida idea di dove mi trovo. So solo che, anche se è quasi estate, fa un freddo cane, e mi sto congelando. Dovevo andare a Londra, così sono montato su un treno merci di nascosto; ma mi sono addormentato, sono arrivato al capolinea e nessuno si è degnato di dirmi: "Hey, tu chi sei? Ultima fermata, si scende!" Così, eccomi qui, a girovagare da solo in un posto dimenticato da Dio - in tutti i sensi, a quanto pare! - di venerdì sera. Che poi, che cosa vi aspettereste da un diciottenne di Manhattan il venerdì sera? Feste da paura, spinelli, bevute da vomito, ragazze, ancora bevute, magari un viaggetto all'ospedale... E invece no! Io sono in un cimitero! Figo,no? Magari è un po' macabro, ma se non altro è originale! All'improvviso, sento una botta su una spalla. Un po' troppo forte, per essere stata causata da un tipo che vuole fare un salutino alla sua bisnonna. Il problema è che mi fa ancora male la caviglia, da quando sono fuggito da casa e ho preso il primo aereo per l'Europa, quindi cado a terra, esattamente come un sacco di patate scaricato con non molta grazia. Il tipo non si ferma nemmeno a chiedere scusa, ma corre in avanti, schivando e saltando le lapidi come Bugs Bunny farebbe con le varie trappole poste dal nemico idiota di turno. «Oh, no, ti prego, sto bene, non scomodarti troppo!» urlo allo sconosciuto, in uno scatto di rabbia. Ma evidentemente, c'è qualcosa che non va: non molto lontano da me, sento un urlo impaurito. Di una ragazza. Guai in vista! Mi rialzo al volo, con i jeans sporchi di fango e le converse completamente affondate in una strana melma che spero sia terra: penso che dopo dovrò proprio dare un'occhiata al libro di mamma, per vedere se c'è qualche incantesimo smacchiante, o cose del genere. Vedo, ad un centinaio di metri da me, il ragazzo che mi ha colpito, con indosso un impermeabile nero, che fissa una ragazza dai capelli scuri, addossata di schiena alla parete di una cappella. Tipo se lei stesse cercando di fuggire e lui l'avesse intrappolata. Tsk, ma si può sapere che gli prende a tutti, in questo periodo? Pronto intervento Jay, in azione! «Okay, amico, ammetto di non essere proprio un'autorità, in materia di ragazze, ma insomma, dai, un cimitero? Non è proprio il massimo del romanticismo!» esclamo, mentre mi avvicino ai due zoppicando. Il ragazzo sembra spazientirsi: si volta lentamente e mi fissa per un istante, prima di lanciare un urlo assordante che assomiglia tremendamentead un ruggito. Non è un buon segno. L'aggressore, alto all'incirca venti centimetri più di me e molto, molto più muscoloso, scopre i denti, svelando due canini appuntiti e dannatamente lunghi. «Ehm, fratello, mai pensato ad un dentista? Io ne conosco uno bravo, forse può aiutarti!» Il dentone mi si avvicina, sibilando infuriato. Non è affatto un buon segno. «Sai, credo che la mia amica qui possa aspettare. I mocciosi sono più buoni: con tutto il latte che bevono, il loro sangue è dolcissimo!» E, a quel punto, mi ritrovo il suo petto praticamente spiaccicato in faccia. Segno orrendamente brutto. «Mamma mia, quanto puzzi! Non potevi provare a risorgere prima di decomporti?» Forse starete pensando: okay, ti sta attaccando un vampiro e tu lo provochi. Ma sei idiota? E invece no! Ho già combattuto contro di loro: sono maledettamente forti, ma non troppo intelligenti. Se lo faccio arrabbiare, probabilmente farà qualcosa di stupido. E infatti, il non-morto fa un balzo indietro, con l'intenzione di darmi un super-destro-con-rincorsa, e io ho il tempo di fare la mia mossa: punto l'indice della mano destra verso la mia nuova conoscenza e, imitando il gesto di una pistola, evoco una piccola fiammella - non più grande di quella di un cero, visto che gli incantesimi con il fuoco non sono proprio il mio forte - e la scaglio sui suoi lunghi capelli corvini, che si incendiano al contatto. Risultato? Il vampiro corre via urlando come una donnicciola, alla ricerca di qualcosa per spegnere l'incendio. «Oh, su, non fare tante storie, uno shampoo e torna tutto come prima!» A quel punto, mi giro zoppicando verso la ragazza, ancora addossata alla parete della cappella. Mi guarda incerta, non sapendo che cosa aspettarsi da me. Mi dirigo con un passo da zombie degno del video di Thriller, cioè trascinando la gamba destra, che comincia a farmi veramente male, verso la ragazza, che deve avere la mia età, più o meno, o forse qualche anno in più. Mi getto a sedere sul marciapiede, appoggiando la schiena accanto alle sue gambe, contro la parete del piccolo edificio in pietra. «Non preoccuparti, non voglio farti del male! Mi chiamo... Beh, puoi chiamarmi Jay. Allora, come mai in un cimitero da sola di notte? Il venerdì sera non avete niente di meglio da fare, in questo posto? Ah, a proposito, dove siamo? E tu come ti chiami? Te l'ho già detto che io sono Jay? Non mi ricordo, beh, se non te l'avessi detto, ciao, sono Jay!» dico, tutto d'un fiato, sollevando la mano verso di lei. Troppe domande per essere una presentazione? Oh, tranquilli: il peggio meglio deve ancora arrivare!



Scusa, lo spunto del titolo me lo sono lasciato per un altro post! Comunque già un pò si capisce il casino in cui ti tirerò, no? AHAHAHAHAHAHAHAH Scusa lo schifo Mà!


Edited by jäy¾ - 14/6/2012, 15:33
 
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sämmy`
view post Posted on 14/6/2012, 22:09




«Samantha Eileen Winchester → Umana, Tramite di Lucifer»
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► 2nd May '90CHARACTER LISTEN DRESS *


La cosa bella di Brighton era che nonostante fosse giugno inoltrato, fuori si moriva ancora di freddo, soprattutto la notte. Com'era possibile? Si ricordava l'estate scorsa quando insieme al suo fidanzato si precipitava sulla spiaggia per un bagno a mezzanotte nelle acque oscure dell'oceano. In quei momenti si scordava perfino ciò che suo padre le aveva sempre detto: Sammy abbi paura del buio, sempre! Non sai mai cosa si nasconde nelle tenebre. Quale uomo sano di mente direbbe una cosa del genere a una bambina di sette anni che ha paura dei mostri immaginari nascosti nel suo armadio? Neanche uno, a dire il vero. La maggior parte dei padri, o coccolano le figlie fino all'esasperazione con frasi che provocano il diabete infantile, oppure spariscono dalle loro vite. John Winchester non apparteneva a nessuna delle due categorie, e nonostante ringraziasse il cielo per averle dato un padre che non le stava sul culo durante tutta la giornata, a volte s'immaginava come sarebbe stata la sua vita se solo avesse avuto un padre non cacciatore. Un padre normale, noioso, rompicazzi e la lista di attributi del padre abitudinario ideale, poteva continuare all'infinito. Certo, l'ultima cosa che poteva fare era lamentarsi. Era cresciuta nonostante tutto abbastanza bene. Abile a mentire, abile a cacciare, abile a rimorchiare, abile coi calcoli...uuuu! Il prototipo della donna ideale che John avrebbe voluto avere sempre accanto. Che fosse ironia della sorte o meno, certo era, che anche nel momento in cui la giovane, tenera, ribelle Samantha decise di lasciare la vita da cacciatrice, per dedicarsi a una splendida famigliola insieme al suo promesso sposo alla Renzo e Lucia, non le era stato permesso di farlo, perché lui era morto. A conti fatti, sua sorella Diana le avrebbe detto che era meglio così. Che Sammy Winchester, la giovane, ineguagliabile figlia di Mary e John Winchester non poteva sprecare la sua vita con un uomo così sciatto e noioso come Jared. No, lei doveva morire per gli altri, senza sprecare neanche un minimo pensiero egoistico per se stessa. D'altronde lei, come sua sorella e come tutti gli altri cacciatori, era carne da macello; era un soldato sacrificabile per la causa suprema del bene. Stranamente però, negli ultimi tempi le cose erano cambiate, come se una nuova brezza avesse attraversato la sua vita. Mentre prima, i demoni, gli angeli e chi ne ha più ne metta, le gironzolavano attorno quasi quotidianamente per rompergli le cosìdette, ora la sua vita era la cosa più noiosa e abitudinaria che potesse immaginare. Ok Sammy è quello che volevi no? Una vita normale. Una vita priva di soprannaturale, di fucili, di libri pieni di leggende e di mostri che si intrufolano sotto il tuo letto per guardarti nuda prima di ammazzarti... Ok stop! Come non detto.
La cosa bella, è che Sammy si era stancata di aspettare che gli altri facessero qualcosa per fermare l'apocalisse o per capire cosa in realtà volessero dalla Terra e dai suoi abitanti, i demoni e gli angeli, visto che non si decidevano più a farla esplodere. Perché così tanto disturbo a chiamare quel particolare evento unico al mondo “apocalisse” se poi la terra non faceva bum? Erano passati ormai due dannatissimi anni e nulla era successo. I demoni avevano saccheggiato tutto. Si erano impossessati di molte persone e avevano distrutto quel piccolo barlume di speranza che i cacciatori avevano ancora nella salvezza. E dopo tutto ciò? Continuavano a distruggere le macerie, visto che non avevano più niente da distruggere. Bella trovata. Un mucchio di demoni incazzati che tra l'altro le girano intorno senza avvicinarsi mai abbastanza da poterne uccidere qualcuno. Frustrante. Decisamente frustrante. E in tutto ciò si chiedeva perché era ancora viva. Aveva smesso di cacciare, ma era a conoscenza di tutto, e aveva combinato parecchi guai durante gli anni in cui era stata una cacciatrice attiva. Perché nessuno si faceva vivo? Perché nessuno le dava la caccia? Le sembrava scientificamente impossibile uscire da quella vita in fin dei conti. Nessun cacciatore era sopravvissuto per molto, neanche dopo aver mollato il mestiere. I mostri ti cercano sempre e comunque, che tu lo voglia o meno. Sono vendicativi, vogliono giustizia per i loro cari, e Sam di cari mostri ne aveva uccisi parecchi.
In ogni caso, era chiaro che i mostri non l'avrebbero cercata e fondamentalmente si era un po' stancata di fare il lavoro sporco della polizia, perciò, quel bellissimo venerdì 17 per giunta, aveva deciso di spingere le cose a livello successivo. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Certo, lei era tutt'altro che una montagna, ma erano davvero dei dettagli minimalisti in simili circostanze. Il Jail House non era stato mai così affollato. Aveva sentito da alcuni cacciatori, che al rinomato club c'era una strana setta che si riuniva per una sorta di seduta spiritica. Per un secondo si era immaginato una sorta di mega orgia tra psicopatici, ma appena aveva sentito nominare la parola zanna capì che era un linguaggio in codice. Alcuni vampiri arrapati erano approdati a Brighton. Come resistere all'idea di cacciare?Anche solo per un'unica volta.
Infliggersi una ferita nel bagno del pub era stato alquanto doloroso, ma alla vista del sangue che le scivolava dolcemente sulla pelle candida del avambraccio, si ricordò la prima caccia al vampiro con Diana, sua sorella. Era talmente eccitata a quei tempi all'idea di vederne uno di persona che si era offerta di fare l'esca senza ripentimenti. Ora invece, non provava la stessa sensazione adrenalinica, ma all'idea di uccidere qualche figlio di puttana, il cuore le batteva selvaggiamente nel petto. Nascose al istante nella tasca dei pantaloni il piccolo coltellino, lasciando che l'odore del sangue inondasse l'ambiente. Si sedette accanto al lavandino, iniziando ad ansimare appena, come se provasse davvero un dolore lacerante per un così piccolo taglietto. Non ci volle molto prima che la porta del bagno si aprisse e una figura imponente le si palesasse dinanzi. “Tutto apposto signorina?” Aveva l'aria di uno che si preoccupava davvero. Gli occhi ipnotizzati puntati sulla ferita. Stringeva appena i pugni, cercando di mostrare un leggero sorrisino rassicurante. “Oh, niente di che. Era solo un tipo ubriaco. Mi è venuto addosso con un bicchiere rotto.” Il giovane si avvicinò toccandole appena il braccio dolorante. “A quanto pare è un ottima preda per gli ubriaconi. Dovrebbe farsi guardare quella ferita. Potrebbe infettarsi.” “Ma certo.” Rispose lei, in tono decisamente malizioso spalancando appena le gambe. Si. Era un approccio davvero schifoso, ma d'altronde doveva fargli credere che era un semplice troietta dei quartieri alti alla ricerca di un ottima scopata. “Beh... potrei portarla in ospedale. Ho la macchina qui fuori.” Samantha gli sorrise, facendogli cenno di avvicinarsi. Lui non aspettò altro. Le si avvicinò appena afferrandole con delicatezza i fianchi. Soffiò pesantemente sul suo collo, accarezzando appena la pelle della ragazza con la punta della lingua. Lei incrociò le gambe attorno al bacino del ragazzo e le mani attorno al collo. Con destrezza, fingendo un delirio pazzesco, sfilò dalla manica del giubbotto una piccola siringa contenente un fluido rosso scuro. Prima ancora che lui se ne accorgesse, gli infilzò la punta nel collo, spingendo sotto la sua pelle, il sangue contenuto nella siringa. Si sa che i vampiri vengono neutralizzati dal sangue dei morti e lei, era riuscita a procurarsene un bel po' al ospedale, rigorosamente dopo l'ora di chiusura. In men che non si dica, il vampiro cadde a terra. Non era di certo morto, ma le avrebbe dato abbastanza vantaggio da poter raggiungere un posto tranquillo e lontano dalla città dove occuparsi di lui. Altroché preda.
Strusciò la mano insanguinata contro una delle pareti del bagno, per assicurarsi che lui avesse modo di sentire il suo odore, poi fasciò la ferita con l'orlo della canottiera nera e si precipitò fuori dal locale. Prese una strada secondaria verso il cimitero. Odiava quel posto. Nessuno vi si avventava all'interno da quando Satana aveva deciso di fare la sua entrata trionfante da uno dei mausolei di quel posto. A quel punto era il luogo ideale dove uccidere un vampiro, farlo a pezzi e bruciarne i resti. Era d'altronde divertente. Si accorgeva che il suo aspetto decisamente infantile e innocente non faceva altro che darle un vantaggio spropositato nei confronti dei mostri, che avevano ormai in mente solo la figura del cacciatore imponente, minaccioso e tremendamente cattivo, con un linguaggio a dir poco puerile. Beh, Samantha era diversa. Di certo un normale cacciatore non sarebbe stato in grado di sedurre un vampiro e di iniettargli con così tanta facilità il sangue dei morti alle spalle.
Vagò per molto tra le lapidi. Tremava, desiderando solo che quel maledetto arrivasse il prima possibile, affinché lo uccidesse andando finalmente a casa. Sotto la giacca, la lama dell'immenso pugnale che aveva preso nel portabagagli, sfiorava minacciosamente il corpo esile della ragazza. «Oh, no, ti prego, sto bene, non scomodarti troppo!» Prima di capire cosa stesse succedendo, si sentì addossare a una parete con violenza. Provò a raggiungere il pugnale, ma le fu praticamente impossibile. La forza con cui esercitava pressione sul suo corpo, avrebbe potuto schiacciarle la cassa toracica da un momento all'altro. Tirò un urlo di dolore sentendosi per un attimo mancare. Il respiro divenne sempre più irregolare, e per un secondo, si chiese se avesse avuto la possibilità di sopravvivere a quel incontro. Era chiaramente arrugginita dopo anni senza cacciare. E poi c'era quel qualcuno, non molto lontano da lei. Avrebbe voluto urlargli di andarsene prima che fosse troppo tardi per lui, ma non ebbe la forza di farlo, perché il vampiro le stava addosso completamente. «Okay, amico, ammetto di non essere proprio un'autorità, in materia di ragazze, ma insomma, dai, un cimitero? Non è proprio il massimo del romanticismo!» Ruggì appena, guardando Samantha con occhi di ghiaccio, per poi voltarsi verso il terzo protagonista di quella scena macabra. Fu in quel momento che pensò di afferrare l'oggetto tagliente che nascondeva sotto la giacca, ma non ebbe il tempo, perché improvvisamente i capelli del vampiro presero fuoco. Sam rimase a bocca aperta, scivolando lungo la parete fino a cadere a terra ansimante. Gli occhi ancora piantati sul ragazzo pronta a chiedergli come diavolo avesse fatto. Non aveva mai visto niente del genere di persona, prima di allora. «Oh, su, non fare tante storie, uno shampoo e torna tutto come prima!» Scosse la testa. Era in vena di scherzi dopo tutto quello che era successo? Doveva essere per forza uno psicopatico o un pazzo furioso o comunque una creatura che non poteva voler altro che uccidere un qualunque cacciatore. Inclinò appena la testa di lato per squadrarlo dalla testa ai piedi ma non trovò nulla di sbagliato o di mostruoso in lui.
Si sedette non molto lontano dalla ragazza, iniziando a balbettare parole su parole ammassandole in un discorso tutto d'un fiato che non fecero capire granché a Samanatha. «Non preoccuparti, non voglio farti del male! Mi chiamo... Beh, puoi chiamarmi Jay. Allora, come mai in un cimitero da sola di notte? Il venerdì sera non avete niente di meglio da fare, in questo posto? Ah, a proposito, dove siamo? E tu come ti chiami? Te l'ho già detto che io sono Jay? Non mi ricordo, beh, se non te l'avessi detto, ciao, sono Jay!» Ancora una volta, Sam inclinò appena la testa alzando un sopracciglio ironicamente. Non poteva essere stato quel tizio a scacciare un vampiro. Era scientificamente troppo improbabile. Improvvisamente si precipitò verso il suo viso, afferrandogli il mento, iniziando a girargli la testa in tutte le direzioni per osservarlo meglio, come se fosse un mostro della natura. "Come diavolo hai fatto? E soprattutto... quanto cazzo sei stato incosciente? Ce l'avevo in pugno e ora per colpa tua me ne troverò dieci insieme sulla soglia di casa. E' ovvio che non hai la minima idea dove ci troviamo." Mollò la presa sul suo viso, ritirandosi di nuovo, pronta ad appoggiare la schiena contro la parete della cappella. Tirò fuori da sotto la giacca l'enorme coltello che somigliava più a una spada che un enorme coltello da cucina, e lo poggiò tra lei e il ragazzo. Non poteva di certo fidarsi di uno che incendiava capelli. "Questa è Brighton. Hai presente? Lucifer che risorge, scappa a spassarsela in giro per il mondo da un mausoleo? Eh? Io sono Sam, e sono anche morta. Tante grazie Jay! Sei la persona più utile che io abbia mai incontrato." Infine, alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si risollevò pronta a rifarsi tutto il percorso fino alla macchina attraverso quel cimitero che ora sembrava più inquietante che mai. "GRAZIE WONDER WOMAN!" Strillò ancora, senza degnarlo di uno sguardo. "Il mondo è pieno di incompetenti."

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view post Posted on 19/6/2012, 10:54
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La ragazza sembra sconvolta dal mio intervento estemporaneo: chi sa perchè nessuno crede mai che anche io possa dare una mano in tutto questo casino? Insomma, dai, solo perchè sono alto un metro e settanttantacinquequattro, sotto il peso medio di un adolescente obeso americano, non palestrato, anemico, pallido come un cadavere e, qualche volta, parlo a sproposito, non posso essere anche io d'aiuto? Ragazzi miei, questo è razzismo in piena regola! Ma, a quanto pare, la moretta non è una di quelle che si fa troppi problemi a manifestare il proprio stupore: mi afferra la faccia per le guance, facendo assumere alla mia bocca la caratteristica forma nota come "culo-di-piccione", e me la rigira in tutte le direzioni: «'i fai 'ale!» cerco di dirle, mentre la bruna mi studia come se fossi uno scimpanzè truccato da clown. Clown? Dio, mi sento male... Sono tremendi! Insomma, dai, quale uomo sano di mente si metterebbe una tuta enorme e una pallina rossa sul naso, mettendosi a distribuire palloncini ovunque? È terrificante! "Come diavolo hai fatto? E soprattutto... quanto cazzo sei stato incosciente? Ce l'avevo in pugno e ora per colpa tua me ne troverò dieci insieme sulla soglia di casa. E' ovvio che non hai la minima idea dove ci troviamo." A quel punto, la ragazza lascia andare la mia faccia, con uno scatto secco del polso che per poco non mi stacca la mascella. Sta a vedere che è una specie di superdemone e che, come il classico eroe improvvisato di un telefilm, sono caduto da bravo imbecille nella trappola del cattivone di turno. Magari è tutto un trucco di Damon, che vuole riportarmi a casa per lobotomizzarmi e farmi diventare un idiota decerebrato come lui e papà. Mi alzo a fatica, striscando con la schiena lungo la parete della cappella, e questa volta sono io ad afferrare la faccia del presunto demone. «Come ho fatto? Sono uno stregone, è stato un gioco da ragazzi! E che vuol dire che sono stato incosciente? Ti stava per dare un bacio sul collo! Non che fossi geloso, nemmeno ti conosco, ma l'hai mai provato un bacio sul collo di un vampiro? Non è esattamente un succhiotto pieno di bava, o cose simili, sai? E comunque, sei piuttosto stupida, per essere un demone, te l'ho chiesto io dove ci troviamo, se lo avessi saputo avrei risparmiato lo sforzo, ti pare?» Provocare una creatura misteriosa, dai poteri forse estremamente più grandi dei miei e che, probabilmente, può ridurmi in cenere a forza di calci in bocca: lo sto facendo decisamente bene! "Questa è Brighton. Hai presente? Lucifer che risorge, scappa a spassarsela in giro per il mondo da un mausoleo? Eh? Io sono Sam, e sono anche morta. Tante grazie Jay! Sei la persona più utile che io abbia mai incontrato." Aspetta, frena un secondo: quello che fa sarcasmo prima di uccidere qualche creatura oscura dovrei essere io! Posso tollerare che qualcuno voglia uccidermi, fa parte del gioco. Ma che mi si freghi il sarcasmo, questo assolutamente no! «Oh, scusa tanto, Sam! Sai, quando un vampiro prende una per il collo, non lo fa per metterle una delle vostre creme idratanti o che ne so io! Se poi tu urli, io penso di doverti dare una mano, sai... E comunque, come mai te ne vai in giro a cercare di uccidere vampiri, se non hai nessun potere particolare?» Ma la ragazza fa qualcosa di assolutamente sbagliato, qualcosa che avrebbe fatto meglio ad evitare: spazientita, urla "GRAZIE WONDER WOMAN! Il mondo è pieno di incompetenti." Okay, facciamo una pausa introduttiva: io, per essere uno stregone, sono abbastanza forte. Nella media, insomma, una cosa discreta! Rispetto a mio padre e mio fratello sono una completa mezza sega. Ma quando mi agito, mi arrabbio, ho paura e cose simili, i miei poteri tendono leggermente a sfuggire dal mio controllo, facendomi lanciare maledizioni involontarie piuttosto potenti, che nemmeno io sono in grado di sciogliere, dopo. Fine pausa introduttiva! Le parole della ragazza mi mandano letteralmente il sangue al cervello: so che non era niente di così grave, ma non è carino essere insultati quando si cerca di fare la cosa giusta. E poi mio fratello mi chiamava femminuccia, quindi rievocare una variante di quel soprannome mi manda decisamente fuori di testa. «CREDI VERAMENTE DI ESSERE LA PIÚ FORTE, EH? Credi di essere una con le palle, capace di prendere delle decisioni da vero soldato! Ebbene, che sia! Vediamo come te la cavi a diventare un uomo sul serio!» Ma che diavolo sto dicendo? Sembro una di quelle vecchie gattare sciroccate dei film che lanciano maledizioni deliranti! Solo che c'è una piccola differenza fra le mie maledizioni e quelle delle gattare: le mie funzionano sul serio... Immediatamente, dalle mie mani si sprigiona un accecante lampo di luce bianca, che mi costringe a chiudere gli occhi: il freddo scompare all'improvviso e, istantaneamente, è come trovarsi all'interno di un forno a microonde. Lentamente, la sensazione di calore si affievolisce, fino a scomparire del tutto. Riapro gli occhi a fatica, cercando di camminare un po': mi viene da vomitare e mi gira la testa. Non mi preoccupo troppo: lanciare un lampo di luce del genere deve avermi distrutto. Ma immediatamente, cado a terra: lancio un'esclamazione di dolore, ma c'è qualcosa che non va nella mia voce. È decisamente troppo alta, almeno un'ottava più della mia: sembra quasi una voce da ragazza. Il panico mi assale, e cerco di ripensare alle parole che avevo detto poco prima: il dubbio scompare, quando mi osservo i piedi per vedere su cosa avessi inciampato e mi ritrovo addosso un paio di scarpe con un tacco di almeno otto centimetri. Guardo di fronte a me e vedo un ragazzino basso con gli occhi azzurri che mi fissa terrorizzato: mi somiglierebbe decisamente troppo, se non avesse la faccia ribaltata rispetto alla mia. E, all'improvviso, capisco: quella non mi sembra la mia faccia perchè non è un riflesso, come sono abituato a vederla io. Quella è la mia faccia come la vedono gli altri! Quasi per riflesso, mi porto le mani al petto, trovandolo molto più morbido e voluminoso del normale: e che diamine, già che mi sono messo in questa situazione, almeno sfruttiamone i vantaggi! Ma non è il caso di scherzare: Sam si sta già riprendendo dallo shock, e probabilmente non sarà affatto contenta della novità: «Non sono stato io! E se sono stato io, non l'ho fatto di proposito, scusa!» esclamai con una vocetta stridula che sfiorava il falsetto, alzando le mani sopra la testa, come se Sam mi stesse puntando una pistola addosso. Mentre Sam si avvicina, con un'espressione che è spaventosa persino sul mio viso, spero che, in questo dannato scambio di corpi, i miei poteri mi abbiano seguito, perchè una cosa è certa: questo pazzo venerdì è ancora lontano dalla fine.

 
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sämmy`
view post Posted on 20/6/2012, 23:08




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Ho come l'impressione di aver perso conoscenza per giorni. Il pallore della luce, ferisce tutt'ora i miei occhi. Ho le mani tese in avanti e gli occhi chiusi. Il respiro è affannato. Il cuore batte forte. Mi sento persa come se mi fossi ripresa da un sonno lunghissimo. Spaventata. Un pesce fuor d'acqua. E poi, improvvisamente di fronte a me, mi vedo, come se mi trovassi in una dimensione parallela. Stavo forse impazzendo, oppure ero già morta? Jay era stato forse solo una proiezione del mio inconscio che cercava aiuto? Il vampiro era stato talmente bravo da uccidermi? Quale diavoleria era quella? Perché tutte queste domande? Improvvisamente voglio andare a casa, voglio scordarmi di tutto quello che è successo. Voglio infilarmi sotto le coperte con una tazza di tè bollente a leggere qualche fumetto. Voglio che tutto ciò finisca. Voglio essere di nuovo viva. I ricordi riaffiorano lentamente; percorro con difficoltà il viaggio al ritroso del perché vedo me stessa. «CREDI VERAMENTE DI ESSERE LA PIÚ FORTE, EH? Credi di essere una con le palle, capace di prendere delle decisioni da vero soldato! Ebbene, che sia! Vediamo come te la cavi a diventare un uomo sul serio!» Jay risulta fuori di sé; mi obbliga a fermarmi, a girarmi nuovamente verso di lui, ad alzare un sopracciglio e sorridere appena, incrociando le mani al petto, aspettando. Cosa accidenti aspettavo? Perché aspettavo che lui reagisse, pensavo forse che non era capace di farlo? Di fare qualcosa? Ho spesso la cattiva abitudine di sottovalutare le persone, perché sono forse troppo presuntuosa, oppure troppo sicura di poter fare tutto meglio degli altri. Sento di poterlo intimidire, sento di avere la forza di volontà necessaria per metterlo fuori combattimento, caricarlo sulla macchina e andare via di lì prima che i vampiri arrivino e ci facciano il culo a stelle e strisce. Ma poi arriva la luce, ed io sono in coma. Come aveva fatto? Avevo ancora difficoltà nel ricordare cosa avesse detto prima. Com'era possibile che qualcuno di talmente sfigato e insignificante – un moccioso di prima media – fosse in grado di spaventare un vampiro? Gli aveva incendiato i capelli. Ecco cosa aveva fatto. Il fuoco l'aveva spaventato. Il fuoco li spaventa sempre. Ma a me spaventa la luce. Mi spaventa perché appena smette di brillare vedo me stessa come in un riflesso. Stranamente riesco solo a pensare a quanto i miei capelli facciano schifo e quanto quella canottiera strappata mi stia male addosso. Penso di essermi truccata troppo, di aver esagerato nel mio intento di ammagliare un vampiro. Penso di essere una sorta di prostituta dal viso candido e innocente. Dentro di me, qualcosa scatta. Il batticuore. Come se il mio corpo trovasse bellissima me stessa. I miei occhi, i miei capelli, il mio modo di vestire alquanto disordinato. Trovo bello tutto di me. Quel batticuore me lo conferma. Ma la mia mente continua a criticare la mossa avventata di vestirmi in modo a dir poco fuori dalla mia portata. I tacchi mi piacciono eppure li trovo orrendi. Il giubbotto di pelle mi eccita perché vedo davanti a me una ragazza a dir poco fuori dagli schemi, una tosta, come se l'ammirassi o vedessi in lei qualcosa che a me manca. Mi strofino appena gli occhi. Allo specchio non mi ero mai vista così bella. La prospettiva che avevo adesso mi affascinava, mi ammagliava, mi travolgeva. Se non fosse per il fatto che ero scioccata, avrei potuto abbozzare addirittura un sorriso.

Avere a che fare con uno stregone, era la cosa peggiore che le poteva capitare. Quella era la nottata più folle che avesse mai vissuto in tutta la sua vita. Nemmeno le battute di caccia con sua sorella e suo padre le sembravano così surreali. Abbassando lo sguardo sulle sue mani e in seguito sui suoi piedi si accorse che tutto era cambiato. Un paio di jeans, converse, delle mani enormi rispetto alle sue e decisamente un'ottica diversa da quella che aveva normalmente. Vedere se stessa d'altronde come in uno specchio l'aveva lasciata spiazzata. Si passò le mani tra i capelli accorgendosi che erano corti, lisci e decisamente appena disordinati. Gli occhi sgranati, il respiro affannato, un'espressione tormentata che assumeva lentamente i lineamenti del terrore. Due occhi azzurri che fissavano i propri piedi. Anzi, i piedi di Jay. Cos'era successo? Come aveva fatto? Ancora una volta l'idea che quel moccioso avesse incasinato tutto, le ricordò di doversi sforzare ad odiarlo. E lei che aveva addirittura pensato di tornare indietro per salvargli le chiappe, sdebitandosi.
La furia incombeva nel suo cuore... o nel cuore di Jay! Quello che era! Gli occhi che si riducevano a due fessure. Un'espressione a dir poco rabbiosa che sul viso del ragazzo assumeva sfumature patetiche, poiché era chiaro non fosse tagliato per fare il bimbo tosto. Strinse i pugni pervasa da un'incontrollabile forma di ira nei confronti di quell'essere che aveva di fronte. Avrebbe voluto prenderlo a calci in culo, ma come faceva senza prendersi da sola a calci in culo? TUasserì improvvisamente. Era strano sentire quella voce maschile come sua. Era difficile concepire tutta quella situazione. Sperava ancora di ritrovarsi in un tremendo incubo che sarebbe finito al più presto. Provò a precipitarsi verso di lui, ma nel farlo, le sue mani divennero incandescenti, come se avessero preso fuoco, e con loro, prese fuoco anche la giacca del ragazzo, obbligandola a fermarsi e togliersela. Aveva un'aria a dir poco impacciata. Si sentiva peggio di un'idiota. Possibile che i guai la cercassero come se fosse una calamita?
«Non sono stato io! E se sono stato io, non l'ho fatto di proposito, scusa!» Tutto ciò che suscitò nella ragazza fu il panico più totale. Se reagiva così, allora non aveva la più pallida idea di cosa avesse fatto, tanto meno di come spezzare il tutto. D'altronde quella con i poteri da bomba a orologeria era lei adesso, e sapeva controllaròo meno di Jay. Si passò ancora una volta una mano tra i capelli. “Per la tua salute mentale, spero che tu abbia la minima idea di come tornare al prima che tu decidessi di fare la Wonder Woman sul serio.” La voce rocca le tremava cercando di mantenere il controllo, prima che tutta Brighton prendesse fuoco a causa sua. TU SEI UN IMBECILLE! Ma che problemi hai? Sono bloccata nel corpo di un adolescente rimbambito e trovo attraente me stessa. E' QUESTA LA TUA IDEA DI UOMO SUL SERIO? Stava urlando ancora una volta, e più parlava più si accorgeva di andare incontro a una crisi isterica di livelli colossali. “Tu Jay, o come cavolo ti chiami! Faresti meglio a rimettere le cose apposto, altrimenti giuro, che anche a costo di morire, mi butto giù da un ponte e mi premuro di farti assistere alla morte del tuo corpo da bambino col cervello rincitrullito!” Ormai, dire cose senza senso era l'unico modo per scaricare tutta quella rabbia e tutto quel panico che si sentiva dentro. Le era praticamente impossibile capire come aveva fatto. Se lo chiedeva all'infinito, come se quella domanda fosse diventata una sorta di ritornello insopportabile. “Sei morto, capito? MORTO! Sei uno fottutissimo stregone morto.”

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3 replies since 14/6/2012, 12:15   180 views
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