«Samantha Eileen Winchester → Umana, Tramite di Lucifer»
► 2nd May '90 ⌡ CHARACTER ♣⌡ LISTEN ♫⌡ DRESS * ◄ La cosa bella di Brighton era che nonostante fosse giugno inoltrato, fuori si moriva ancora di freddo, soprattutto la notte. Com'era possibile? Si ricordava l'estate scorsa quando insieme al suo fidanzato si precipitava sulla spiaggia per un bagno a mezzanotte nelle acque oscure dell'oceano. In quei momenti si scordava perfino ciò che suo padre le aveva sempre detto: Sammy abbi paura del buio, sempre! Non sai mai cosa si nasconde nelle tenebre. Quale uomo sano di mente direbbe una cosa del genere a una bambina di sette anni che ha paura dei mostri immaginari nascosti nel suo armadio? Neanche uno, a dire il vero. La maggior parte dei padri, o coccolano le figlie fino all'esasperazione con frasi che provocano il diabete infantile, oppure spariscono dalle loro vite. John Winchester non apparteneva a nessuna delle due categorie, e nonostante ringraziasse il cielo per averle dato un padre che non le stava sul culo durante tutta la giornata, a volte s'immaginava come sarebbe stata la sua vita se solo avesse avuto un padre non cacciatore. Un padre normale, noioso, rompicazzi e la lista di attributi del padre abitudinario ideale, poteva continuare all'infinito. Certo, l'ultima cosa che poteva fare era lamentarsi. Era cresciuta nonostante tutto abbastanza bene. Abile a mentire, abile a cacciare, abile a rimorchiare, abile coi calcoli...uuuu! Il prototipo della donna ideale che John avrebbe voluto avere sempre accanto. Che fosse ironia della sorte o meno, certo era, che anche nel momento in cui la giovane, tenera, ribelle Samantha decise di lasciare la vita da cacciatrice, per dedicarsi a una splendida famigliola insieme al suo promesso sposo alla Renzo e Lucia, non le era stato permesso di farlo, perché lui era morto. A conti fatti, sua sorella Diana le avrebbe detto che era meglio così. Che Sammy Winchester, la giovane, ineguagliabile figlia di Mary e John Winchester non poteva sprecare la sua vita con un uomo così sciatto e noioso come Jared. No, lei doveva morire per gli altri, senza sprecare neanche un minimo pensiero egoistico per se stessa. D'altronde lei, come sua sorella e come tutti gli altri cacciatori, era carne da macello; era un soldato sacrificabile per la causa suprema del bene. Stranamente però, negli ultimi tempi le cose erano cambiate, come se una nuova brezza avesse attraversato la sua vita. Mentre prima, i demoni, gli angeli e chi ne ha più ne metta, le gironzolavano attorno quasi quotidianamente per rompergli le cosìdette, ora la sua vita era la cosa più noiosa e abitudinaria che potesse immaginare. Ok Sammy è quello che volevi no? Una vita normale. Una vita priva di soprannaturale, di fucili, di libri pieni di leggende e di mostri che si intrufolano sotto il tuo letto per guardarti nuda prima di ammazzarti... Ok stop! Come non detto.
La cosa bella, è che Sammy si era stancata di aspettare che gli altri facessero qualcosa per fermare l'apocalisse o per capire cosa in realtà volessero dalla Terra e dai suoi abitanti, i demoni e gli angeli, visto che non si decidevano più a farla esplodere. Perché così tanto disturbo a chiamare quel particolare evento unico al mondo “apocalisse” se poi la terra non faceva bum? Erano passati ormai due dannatissimi anni e nulla era successo. I demoni avevano saccheggiato tutto. Si erano impossessati di molte persone e avevano distrutto quel piccolo barlume di speranza che i cacciatori avevano ancora nella salvezza. E dopo tutto ciò? Continuavano a distruggere le macerie, visto che non avevano più niente da distruggere. Bella trovata. Un mucchio di demoni incazzati che tra l'altro le girano intorno senza avvicinarsi mai abbastanza da poterne uccidere qualcuno. Frustrante. Decisamente frustrante. E in tutto ciò si chiedeva perché era ancora viva. Aveva smesso di cacciare, ma era a conoscenza di tutto, e aveva combinato parecchi guai durante gli anni in cui era stata una cacciatrice attiva. Perché nessuno si faceva vivo? Perché nessuno le dava la caccia? Le sembrava scientificamente impossibile uscire da quella vita in fin dei conti. Nessun cacciatore era sopravvissuto per molto, neanche dopo aver mollato il mestiere. I mostri ti cercano sempre e comunque, che tu lo voglia o meno. Sono vendicativi, vogliono giustizia per i loro cari, e Sam di cari mostri ne aveva uccisi parecchi.
In ogni caso, era chiaro che i mostri non l'avrebbero cercata e fondamentalmente si era un po' stancata di fare il lavoro sporco della polizia, perciò, quel bellissimo venerdì 17 per giunta, aveva deciso di spingere le cose a livello successivo. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Certo, lei era tutt'altro che una montagna, ma erano davvero dei dettagli minimalisti in simili circostanze. Il Jail House non era stato mai così affollato. Aveva sentito da alcuni cacciatori, che al rinomato club c'era una strana setta che si riuniva per una sorta di seduta spiritica. Per un secondo si era immaginato una sorta di mega orgia tra psicopatici, ma appena aveva sentito nominare la parola zanna capì che era un linguaggio in codice. Alcuni vampiri arrapati erano approdati a Brighton. Come resistere all'idea di cacciare?Anche solo per un'unica volta.
Infliggersi una ferita nel bagno del pub era stato alquanto doloroso, ma alla vista del sangue che le scivolava dolcemente sulla pelle candida del avambraccio, si ricordò la prima caccia al vampiro con Diana, sua sorella. Era talmente eccitata a quei tempi all'idea di vederne uno di persona che si era offerta di fare l'esca senza ripentimenti. Ora invece, non provava la stessa sensazione adrenalinica, ma all'idea di uccidere qualche figlio di puttana, il cuore le batteva selvaggiamente nel petto. Nascose al istante nella tasca dei pantaloni il piccolo coltellino, lasciando che l'odore del sangue inondasse l'ambiente. Si sedette accanto al lavandino, iniziando ad ansimare appena, come se provasse davvero un dolore lacerante per un così piccolo taglietto. Non ci volle molto prima che la porta del bagno si aprisse e una figura imponente le si palesasse dinanzi. “Tutto apposto signorina?” Aveva l'aria di uno che si preoccupava davvero. Gli occhi ipnotizzati puntati sulla ferita. Stringeva appena i pugni, cercando di mostrare un leggero sorrisino rassicurante. “Oh, niente di che. Era solo un tipo ubriaco. Mi è venuto addosso con un bicchiere rotto.” Il giovane si avvicinò toccandole appena il braccio dolorante. “A quanto pare è un ottima preda per gli ubriaconi. Dovrebbe farsi guardare quella ferita. Potrebbe infettarsi.” “Ma certo.” Rispose lei, in tono decisamente malizioso spalancando appena le gambe. Si. Era un approccio davvero schifoso, ma d'altronde doveva fargli credere che era un semplice troietta dei quartieri alti alla ricerca di un ottima scopata. “Beh... potrei portarla in ospedale. Ho la macchina qui fuori.” Samantha gli sorrise, facendogli cenno di avvicinarsi. Lui non aspettò altro. Le si avvicinò appena afferrandole con delicatezza i fianchi. Soffiò pesantemente sul suo collo, accarezzando appena la pelle della ragazza con la punta della lingua. Lei incrociò le gambe attorno al bacino del ragazzo e le mani attorno al collo. Con destrezza, fingendo un delirio pazzesco, sfilò dalla manica del giubbotto una piccola siringa contenente un fluido rosso scuro. Prima ancora che lui se ne accorgesse, gli infilzò la punta nel collo, spingendo sotto la sua pelle, il sangue contenuto nella siringa. Si sa che i vampiri vengono neutralizzati dal sangue dei morti e lei, era riuscita a procurarsene un bel po' al ospedale, rigorosamente dopo l'ora di chiusura. In men che non si dica, il vampiro cadde a terra. Non era di certo morto, ma le avrebbe dato abbastanza vantaggio da poter raggiungere un posto tranquillo e lontano dalla città dove occuparsi di lui. Altroché preda.
Strusciò la mano insanguinata contro una delle pareti del bagno, per assicurarsi che lui avesse modo di sentire il suo odore, poi fasciò la ferita con l'orlo della canottiera nera e si precipitò fuori dal locale. Prese una strada secondaria verso il cimitero. Odiava quel posto. Nessuno vi si avventava all'interno da quando Satana aveva deciso di fare la sua entrata trionfante da uno dei mausolei di quel posto. A quel punto era il luogo ideale dove uccidere un vampiro, farlo a pezzi e bruciarne i resti. Era d'altronde divertente. Si accorgeva che il suo aspetto decisamente infantile e innocente non faceva altro che darle un vantaggio spropositato nei confronti dei mostri, che avevano ormai in mente solo la figura del cacciatore imponente, minaccioso e tremendamente cattivo, con un linguaggio a dir poco puerile. Beh, Samantha era diversa. Di certo un normale cacciatore non sarebbe stato in grado di sedurre un vampiro e di iniettargli con così tanta facilità il sangue dei morti alle spalle.
Vagò per molto tra le lapidi. Tremava, desiderando solo che quel maledetto arrivasse il prima possibile, affinché lo uccidesse andando finalmente a casa. Sotto la giacca, la lama dell'immenso pugnale che aveva preso nel portabagagli, sfiorava minacciosamente il corpo esile della ragazza. «Oh, no, ti prego, sto bene, non scomodarti troppo!» Prima di capire cosa stesse succedendo, si sentì addossare a una parete con violenza. Provò a raggiungere il pugnale, ma le fu praticamente impossibile. La forza con cui esercitava pressione sul suo corpo, avrebbe potuto schiacciarle la cassa toracica da un momento all'altro. Tirò un urlo di dolore sentendosi per un attimo mancare. Il respiro divenne sempre più irregolare, e per un secondo, si chiese se avesse avuto la possibilità di sopravvivere a quel incontro. Era chiaramente arrugginita dopo anni senza cacciare. E poi c'era quel qualcuno, non molto lontano da lei. Avrebbe voluto urlargli di andarsene prima che fosse troppo tardi per lui, ma non ebbe la forza di farlo, perché il vampiro le stava addosso completamente. «Okay, amico, ammetto di non essere proprio un'autorità, in materia di ragazze, ma insomma, dai, un cimitero? Non è proprio il massimo del romanticismo!» Ruggì appena, guardando Samantha con occhi di ghiaccio, per poi voltarsi verso il terzo protagonista di quella scena macabra. Fu in quel momento che pensò di afferrare l'oggetto tagliente che nascondeva sotto la giacca, ma non ebbe il tempo, perché improvvisamente i capelli del vampiro presero fuoco. Sam rimase a bocca aperta, scivolando lungo la parete fino a cadere a terra ansimante. Gli occhi ancora piantati sul ragazzo pronta a chiedergli come diavolo avesse fatto. Non aveva mai visto niente del genere di persona, prima di allora. «Oh, su, non fare tante storie, uno shampoo e torna tutto come prima!» Scosse la testa. Era in vena di scherzi dopo tutto quello che era successo? Doveva essere per forza uno psicopatico o un pazzo furioso o comunque una creatura che non poteva voler altro che uccidere un qualunque cacciatore. Inclinò appena la testa di lato per squadrarlo dalla testa ai piedi ma non trovò nulla di sbagliato o di mostruoso in lui.
Si sedette non molto lontano dalla ragazza, iniziando a balbettare parole su parole ammassandole in un discorso tutto d'un fiato che non fecero capire granché a Samanatha. «Non preoccuparti, non voglio farti del male! Mi chiamo... Beh, puoi chiamarmi Jay. Allora, come mai in un cimitero da sola di notte? Il venerdì sera non avete niente di meglio da fare, in questo posto? Ah, a proposito, dove siamo? E tu come ti chiami? Te l'ho già detto che io sono Jay? Non mi ricordo, beh, se non te l'avessi detto, ciao, sono Jay!» Ancora una volta, Sam inclinò appena la testa alzando un sopracciglio ironicamente. Non poteva essere stato quel tizio a scacciare un vampiro. Era scientificamente troppo improbabile. Improvvisamente si precipitò verso il suo viso, afferrandogli il mento, iniziando a girargli la testa in tutte le direzioni per osservarlo meglio, come se fosse un mostro della natura. "Come diavolo hai fatto? E soprattutto... quanto cazzo sei stato incosciente? Ce l'avevo in pugno e ora per colpa tua me ne troverò dieci insieme sulla soglia di casa. E' ovvio che non hai la minima idea dove ci troviamo." Mollò la presa sul suo viso, ritirandosi di nuovo, pronta ad appoggiare la schiena contro la parete della cappella. Tirò fuori da sotto la giacca l'enorme coltello che somigliava più a una spada che un enorme coltello da cucina, e lo poggiò tra lei e il ragazzo. Non poteva di certo fidarsi di uno che incendiava capelli. "Questa è Brighton. Hai presente? Lucifer che risorge, scappa a spassarsela in giro per il mondo da un mausoleo? Eh? Io sono Sam, e sono anche morta. Tante grazie Jay! Sei la persona più utile che io abbia mai incontrato." Infine, alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si risollevò pronta a rifarsi tutto il percorso fino alla macchina attraverso quel cimitero che ora sembrava più inquietante che mai. "GRAZIE WONDER WOMAN!" Strillò ancora, senza degnarlo di uno sguardo. "Il mondo è pieno di incompetenti."
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