I am the one who dwells within.., Privata.

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Moses‚
view post Posted on 12/6/2012, 17:47




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Ego sum qui intus habitat.


La sua smorfia era dovuta a tutto lo schifo che stava provando in quel momento. Era vero che nell’ambiente cinematografico tendevano un po’ tutti ad esagerare ma finchè si toccavano argomenti futili andava pure bene, in quel caso però, avevano veramente superato ogni limite. Era disposto ad accettare macchine che volano attraverso grattacieli in inseguimenti poco realistici oppure doppiette che scaricano sei o sette proiettili tutti insieme. Ma di certo non poteva accettare che il suo signore venisse abbassato a certi livelli. L’esorcismo di Emily Rose era un film del 2003. Basato su una vera storia, Annelise Michel. Aveva seguito con molto interesse la storia di quella ragazza. Durante quell’epoca lui militava ancora in Germania. La giovane aveva dato chiarissimi segni di possessione demoniaca ma grazie all’ignoranza e alla grande diffidenza delle persone dell’epoca a credere in qualcosa che va oltre il proprio naso tutto era stato “sepolto” senza nessun tipo di problema. Era stato molto divertente leggere delle visite mediche alle quali l’avevano sottoposta. Erano tutti realmente convinti che fosse una malattia curabile. Era assurdo.
Vedere quella storia spiaccicata in quel modo sullo schermo era un insulto alla genialità del suo padrone. Perdonali perché non sanno quello che fanno. Guardò verso il basso. Che lavoro scadente avevano mostrato a tutti. La realtà era stata ben diversa. Tutto era andato secondo i piani. Spense la televisione. Basta film horror, data la sua vita era il caso di cominciare ad affittare commedie, quelle probabilmente l’avrebbero spaventato molto di più. Adolf aveva poggiato il muso sul divano guardandolo chiedendo probabilmente anche lui di poter risparmiare quell’orribile visione. Come dargli torto. Si alzò, dirigendosi verso il frigo. Aveva bisogno di bere qualcosa, decisamente. Birre, acqua frizzante, coca cola di una marca scadente ovviamente e qualche altro liquido strano che probabilmente aveva dimenticato lì dentro da molto tempo a causa della sua poca presenza in quella dimora scadente.
Prese la birra, su quella poteva stare certo. Non era scaduta perché in quella casa duravano meno di due giorni perciò, poteva bere tranquillamente senza doversi preoccupare troppo delle conseguenze. Il suo corpo poi era indistruttibile, figurarsi se una comune intossicazione poteva scalfirlo minimamente. La aprì dirigendosi sul balcone della casa. La vista era uno schifo, l’unica cosa decente era l’enorme struttura che si trovava al centro del cimitero. Quello era guardabile, se non altro gli ricordava quel bellissimo posto ma per il resto. La chiesa rovinava tutto poi e le persone che passavano, bè non c’era nessuno che lo attirasse in qualsiasi modo. Tutto così noioso.
Erano ormai due mesi che non trovava una preda soddisfacente con la quale divertirsi un po’. Niente di niente. Donne e uomini avevano perso quel qualcosa che li rendeva appetibili. Aveva decisamente bisogno di qualcosa di più entusiasmante. Quando suonò il campanello inizialmente non ci fece nemmeno caso. Tanto era sempre la solita storia. Il vicino di casa suonava con la speranza di trovarlo e dirgliene quattro per via dei suoi modi poco educati di fare tutto, Adolf abbaiava lui si spaventava e tutto terminava nel giro di quattro o cinque minuti. Si voltò per vedere il cane avvicinarsi alla porta e ringhiare. Era strano. L’odore degli estranei non gli era mai piaciuto ma stavolta sembrava non saper bene cosa dover fare. Rimase fermo per poi avvicinarsi e posare la birra sul tavolo. Possibile che le persone dovevano rompere a tutte le ore del giorno e della notte? Quello doveva essere compito suo. Aprì la porta di scatto senza badare al cane ma appena riuscì a focalizzare la ragazza davanti a lui prese Adolf per il collare tirandolo indietro. La conosceva. Oh si. Anche il suo tramite la conosceva sicuramente meglio di lui. Era la persona con la quale era riuscito a fare leva nella sua mente e farlo abbandonare al destino che era stato deciso per lui. Ovviamente era stato deciso da altri ma non era importante. Che diavolo ci faceva lei lì? Possibile che lo avesse cercato per tutto questo tempo? Era così importante per lei? Gli esseri umani sanno essere così strani a volte. Mai legarsi alle persone, vanno e vengono. Non si può dare fiducia a qualcuno è facile che ti venga strappata in ogni momento. Com’è che si chiamava? Se l’era dimenticato, dannazione. Erano amici intimi lei e il suo tramite, non poteva dimenticare il suo nome o avrebbe capito subito che qualcosa non andava. Fece un sorriso molto forzato. Lui non rideva mai, tanto che la sua pelle fece quasi resistenza a piegarsi. Hey! Certo. Hey poteva andare bene. Magari con il passare dei secondi poteva ricordare come diavolo si chiamasse. Non l’aveva messa in conto quella possibilità. Solitamente uno che sparisce così nel nulla senza dire nulla viene preso per morto o magari si fa odiare facilmente, lei sembrava essersene sbattuta dei segnali negativi e per di più era riuscita a raggiungerlo. Aveva un potenziale innegabile però. Bisognava fare rapporto, magari qualche demone pronto ad uscire poteva usufruire di lei. Perché no?. Teneva ancora il cane. Probabile che avesse l’istinto di saltarle alla gola. Non era normale era esattamente come lui, fiutava le vibrazioni e in quell’istante lui era molto nervoso. Poteva saltare la sua copertura e in quel caso avrebbe aperto una lotta contro di lei che sicuramente avrebbe vinto senza problemi ma era comunque un peccato. Una bella ragazza così fare quella fine. Com’è ingiusta la vita no?.



Edited by Moses‚ - 12/6/2012, 19:10
 
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harmony¿
view post Posted on 13/6/2012, 09:56




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Lo aveva incontrato per caso, in una strada trafficata, di tardo pomeriggio, un paio di giorni fa. Camminava a testa bassa, il viso nascosto da un ampio cappuccio scuro quando lo vide. Si fermò di colpo, mentre il cuore smetteva di galopparle nel petto e le chiacchiere intorno a lei non diventavano altro che sibili silenziosi. Il tempo sembrò rallentare e nella testa di Harmony tutto procedeva in un modo lento e straziante. Lo aveva seguito con lo sguardo finchè la folla non lo aveva inghiottito nella sua globalità. No, non poteva essere lui. Non doveva essere lui. Si trattava semplicemente essere qualcuno che gli somigliava parecchio.. Si, doveva essere questa la spiegazione. Quando lui scomparve dalla sua visuale fu come se il tempo accelerasse di colpo tanto per recuperare quello che aveva perso in precedenza. Il cuore prese a pulsare più velocemente mentre tutti i pensieri che avevano liquidato il suo cervello pochi secondi prima tornarono all'attacco, invadendole la mente ed impedendo alla ragazza di ragionare razionalmente. Cosa doveva fare? Seguirlo? Si sentiva una stupida. Non sapeva che fare. Qualcosa le suggeriva che era meglio andargli dietro ma un'altra metà del suo cervello diceva che se il giovane non fosse stato la persona che cercava la delusione sarebbe stata ancora più grande perchè, anche se per poco, alimentata dalla speranza. Oh, al Diavolo! Insomma, aveva passato l'ultimo periodo della sua vita a cercarlo e ora se lo lasciava scappare? Anche se si fosse trattato di un sosia, bhè, pace, no? Insomma tanto quel pomeriggio non aveva niente di così importante da fare, in fondo. I suoi piedi si mossero da soli, prima del suo cervello, procedendo verso la direzione in cui il ragazzo era svanito. Ricevette varie gomitate da parte dei passanti e qualcuno si lamentò della sua poca gentilezza, ma lei non li sentì. Aveva solo una cosa in mente. Non si preoccupò neppure dell'arco che come al solito le penzolava dalla schiena e se solo ci avesse ripensato dopo si sarebbe data della stupida per il fatto che l'avrebbe potuto rompere. L'unico ricordo di suo padre poteva andare in mille pezzi a causa della sua irrequietezza. Ma per il momento niente era più importante di quel ragazzo. Che si trattasse veramente di Lui oppure no, ormai non aveva più importanza. Urtò un uomo che teneva in braccio una cassetta di arance. Questa cadde per terra mentre le arance rotolavano tra i piedi delle persone come biglie impazzite. "Ehy ragazzina! Stai più attenta, maledizione!" tuonò l'uomo alzando un pugno in direzione della bionda e agitandolo a mezz'aria mentre si chinava cercando di recuperare il recuperabile. Harmony ebbe un attimo di esitazione e i suoi piedi indugiarono per qualche secondo sul posto indecisi se tornare indietro ad aiutare l'uomo o procedere nella loro direzione. Harmony si voltò, incontrando la nuca del giovane che stava inseguendo. I suoi piedi scattarono da soli verso di lui. Avrebbe voluto scusarsi con l'uomo ma le parole le erano morte in gola. Sembrava non si ricordasse più come si fa, a parlare. I cuore tamburellava nel petto sempre più velocemente. Si sentiva come quando andava a caccia. Una scarica di adrenalina mentre il cacciatore si avvicina lentamente alla preda con la consapevolezza che questa potrebbe scappare via se solo avvertisse il minimo rumore. I suoi occhi non perdevano di vista i capelli del ragazzo, che ondeggiavano tra la folla. Lo seguì fino ad un bar dove lui passò il resto della serata. Sembrava ci lavorasse. Harmony lo guardò da fuori la vetrata. Era diverso. Qualcosa nei suoi movimenti e nei suoi modi di fare sembravano non appartenergli. Lei diede la scusa al fatto che era tanto tempo che non si vedevano e che ognuno nel tempo sviluppava movenze diverse. Guardate lei: ha imparato a muoversi silenziosa come un'ombra ed è diventata brava anche con il coltello. L'arte della sopravvivenza ti insegna ad andare oltre i tuoi limiti, a fare qualcosa di cui precedentemente non ti saresti mai aspettato. Eppure era Lui. Lo riconosceva. Conosceva i segni del suo viso, conosceva i suoi occhi. Harmony poggiò la schiena contro la parete di mattoni del bar, respirando faticosamente e lasciandosi cadere verso terra, dove ritirò le ginocchia al petto e lì vi seppellì il volto. Non riusciva a spiegarselo. Sembrava che nulla avesse senso. Perchè se ne era andato in quel modo? Perchè senza una spiegazione? Era privo di senso, di significato. Lei non aveva fatto nulla per ferirlo, o almeno questo le era sembrato. Passarono le ore. Il sole tramontò dietro le colline all'orizzonte, lasciando spazio alla notte e alle stelle. Attese che il giovane uscisse, sapientemente nascosta dietro alcune botti vuote ai lati del locale e lo seguì fino a quella che doveva essere la sua casa. Aveva un cane. Adolf. Così sentì che lo chiamava. Quella notte dormì lì fuori, rannicchiata in un vicolo freddo e la mattina si svegliò disturbata dall'abbaiare di quel cane che salutava il padrone prima che questo uscisse. Lo seguì tutto il giorno, con la stessa routine. Quella notte, accovacciata nuovamente nel solito vicolo, prese una decisione. Continuare a seguirlo era inutile. Doveva farsi avanti. Ci provò tutto il giorno, a farsi avanti, il giorno successivo, ma non né ebbe l'occasione. Ormai era sera. Aveva mandato al Diavolo l'intera giornata per pura codardia. Il crepuscolo, e poi la notte. Lui aveva le luci accese, in casa. Cominciò a piovere. Perfetto. Davvero perfetto. Ci mancava pure questa. Eppure non fece nulla per coprirsi. Non si prese neanche la briga di indossare il cappuccio che le era scivolato sulle spalle. E mentre i capelli si bagnavano appiccicandosi al viso lei prese la sua decisione. Si mosse velocemente e in un attimo stava suonando il campanello di quella casa. Aveva fatto tutto con rapidità e ora non poteva tornare indietro. Neppure fece caso al cane. La sua mente era troppo impegnata altrove. Quando lui le aprì la porta non credeva ai suoi occhi. Nonostante gli stesse alle calcagna da due giorni era la prima volta che lo vedeva da così vicino ed improvvisamente ebbe la completa certezza che si trattasse proprio di Daemon. Hey!. L'aveva salutata così. Harmony lo fissò per un periodo che parve interminabile, in silenzio. Hey.. "Hey?" chiese lei ritrovando improvvisamente la voce. "Anni che non ci vediamo e tu mi dici.. Hey?". Sentì la rabbia montare su rapidamente e in un attimo scattò in avanti cominciando a prendere a pugni il giovane all'altezza del petto. "Stupido. Idiota. Scemo. Te ne sei andato senza dirmi niente. Hai la minima idea di quello che ho passato? Scemo. Scemo. Scemo." insulti, frasi sparse. Erano le uniche cose che le venivano in mente. Più che rabbia nella sua voce trapelava disperazione. E solo una domanda: perchè?
 
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Moses‚
view post Posted on 15/6/2012, 12:04




Avrebbe dovuto rimediare a quella possibilità molto tempo prima. Invece di andare via bastava inscenare una morte per qualche strano incidente per il quale il corpo non poteva essere ritrovato. Lei se ne sarebbe fatta una ragione, magari lentamente quelli non erano di certo affari suoi e lui non avrebbe ricevuto quella spiacevole visita. Gli anni di esperienza non gli erano servivi a niente, aveva commesso l’errore più banale che potesse fare. Bravissimo! Immaginava le facce dei suoi colleghi ridacchiare per quella caduta di stile. Ora doveva mettere a posto un qualcosa di estremamente delicato e il finale sapeva già quale sarebbe stato in casi estremi. Porre fine ad una giovane vita come quella della ragazza non era proprio nel suo stile. Solitamente si concentrava su altre tipologie di persone. Gente che non ha niente da perdere, che non ha una vita e che scaglia sul prossimo la propria rabbia verso il mondo ingiusto ed un Dio decisamente assenteista. In quel caso però, l’unica rabbia che veniva fuori era quella nei suoi confronti. Non proprio i suoi ma doveva accettarli comunque.
Rimase quasi spiazzato dalla sua reazione. Va bene essere in collera ma prendere a pugni una persona non è il massimo. Indietreggiava inclinando la testa. Voleva capire fin dove volesse arrivare. Per di più doveva contare che grazie al suo nuovo essere riusciva a non sentire minimamente dolore ad ogni colpo ma un essere umano a lunga andare finisce per provarne un po’ vista l’ira con la quale scagliava i colpi. Niente di più poetico. Quella era vera collera. Musica per le sue orecchie, avrebbe continuato così per molto tempo se fosse stata un’altra situazione. Vedere persone arrabbiate era il suo spettacolo preferito. Molto meglio del cinema e per di più quando litigano fino ad uccidersi il tutto è molto più poetico.
Il cane seguiva la scena rimanendo quasi colpito dalla ragazza. Chi non lo sarebbe stato?!. Vedere una scena del genere è favoloso anche se aveva deciso di colpire la persona sbagliata. Con lui era una perdita di tempo se avesse voluto ucciderla ci sarebbe voluto molto poco, magari una spinta ben assestata ma fortunatamente era così piacevole da guardare da non fargli perdere la pazienza. In pochi possono fare una cosa del genere ed essere così baciati dalla dea fortuna da poterlo raccontare a qualcuno. Non aveva nemmeno tutti i torti se poi si voleva optare per essere del tutto sinceri. Studiando le relazione tra gli esseri umani aveva notato che più tempo passano separati più la reazione al loro vedersi di nuovo è amplificata. Avrebbe dovuto mostrare una specie di gioia alla sua vista ma non era il decisamente nella sua indole. Non provava sentimenti positivi di nessun genere e fingere sarebbe risultato comico e di basso livello.
Era così gentile poi. Tutti quegli aggettivi erano decisamente complimenti rispetto a ciò che era abituato ad ascoltare dalle persone quando si rivolgevano in malo modo. Lei era molto delicata, una cosa che non doveva mai mancare ad una donna insomma.
Più si spostava indietro e più lei continuava a colpirlo come se non si volesse fermare fin quando l’ira non fosse svanita del tutto. Poteva continuare fino a quando voleva anche se dubitava della sua resistenza a mantener la calma.
Quando toccò la parete dietro di lui capì che era giunto il momento di porre fine a quel teatrino tanto divertente. Con rammarico, doveva ammetterlo ma il troppo dopo un po’ rovina tutto. Le bloccò entrambe le mani con estrema facilità. Era sempre una ragazza e per quanto potesse essere dotata di buona forza lui era decisamente migliore. Tutta questa rabbia è stata decisamente uno spettacolo entusiasmante. Era vero, bisognava riconoscere i suoi meriti. Per di più la tua entrata è stata decisamente trionfale. Vero, di gran classe molto teatrale. La lasciò girandole in torno per poi chiudere la porta. I suoi vicini erano estremamente curiosi e per di più aveva il presentimento che non facevano altro che attendere il momento più adatto per entrare in casa e dare un’occhiata. Come se si aspettassero di trovare qualche segnale del suo essere demoniaco, illusi. La poca intelligenza dell’essere umano delle volte lo lasciava senza parole. Capace poi che anche lui a suo tempo fosse così banale ma fortunatamente era migliorato negli anni, quello era poco ma sicuro.
La guardò nuovamente, non era una situazione facilmente risolvibile. Ma tanto non poteva essere considerata chissà quanto grave. Era solo una ragazza alla disperata ricerca del suo amico. Con un elegante ritardo ma alla fine c’era riuscita a trovarlo, più o meno. Dovevo risolvere delle cose comunque... Era tornato al discorso di partenza. Doveva almeno tentare di spiegarle il perché aveva fatto perdere le sue tracce. Il motivo che le avrebbe dato come scusa non lo sapeva bene ancora, ma puntava tutto sulla sua grande capacità creativa che negli anni lo aveva aiutato in situazioni ben peggiori.
È passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti… Gli umani dicevano così no? Aggiungendo magari un po’ di melodramma e la dimostrazione che è realmente sentita la frase. Ma pretendere che lui ci riuscisse così su due piedi era decisamente troppo!. Come hai fatto a trovarmi? Era curioso si. Possibile che non si fosse reso conto di essere seguito, solitamente aveva fiuto per certe cose eppure evidentemente si era distratto un po’ troppo. Aveva perso di vista l’obbiettivo principale trastullandosi a vivere una mezza vita senza trovare niente di particolarmente interessante.
Bisognava solo mantenere la calma in ogni situazione strana che si sarebbe creata a costo di finire per tenerla prigioniera lì dentro. Sarebbe stato sicuramente in grado di farlo senza farsi qualche scrupolo fino a quando non le avrebbe trovato una collega da piazzare lì dentro a meno che lei non preferiva morire direttamente. Quando si dice il libero arbitrio!


 
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