after all this time?, privata.

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harmony¿
view post Posted on 10/6/2012, 11:17




cOM


Corri. Corri.. Le uniche parole che riusciva a pensare. Se lo sarebbe dovuto immaginare. Doveva immaginarsi che si trattava di una trappola, un'imboscata. Nessuno compra una tale quantità di armi se non qualcuno che vuole incastrarti. Eppure aveva voluto rischiare. Il denaro scarseggiava ultimamente. C'era chi temeva di comprare armi anche per semplice difesa personale pensando che l'avrebbero potuto condannare per tentata rivoluzione. Erano settimane che le stavano alle calcagna. Per fortuna non le aveva portate dietro, le armi. Una dozzina di fucili a canna mozza, una ventina di revolver, mezza dozzina di coltelli da cacciatore e qualche Magnum. Si era accordata con i compratori per ritrovarsi e mettersi d'accordo sul prezzo. Fortuna che Jay non c'era. Era uscita di mattina presto, facendo attenzione a non svegliarlo. Sapeva che se l'avesse fatto non le si sarebbe staccato dai piedi ed avrebbe insistito per venire con lei. Non voleva che assistesse a quei tipi di contratti. Lui era così buono.. In un certo senso era sicura che la sua anima potesse ancora essere salvata. La sua no. Harmony, la sua anima, l'aveva persa da un pezzo. Corri. Corri.. I piedi le facevano male. Sarebbe crollata da un momento all'altro. No, non poteva permetterselo. Quando è questione di vita o di morte il dolore fisico doveva passare in secondo piano. L'adrenalina avrebbe contribuito a farle battere il cuore più velocemente e a far collaborare le gambe con più energia. Era stremata. La sera precedente non aveva chiuso occhio. Troppo occupata a pensare, la sua testa. Si trovava nel limbo: troppo agitata per dormire, troppo stanca per rimanere sveglia. A volte si trovava a pensare che quell'esistenza non faceva per lei, che qualcuno avesse già deciso la sua sorte ancora prima che nascesse. Purtroppo non sapeva fare altro. Non poteva permettersela, un'altra esistenza. Era intrappolata in quella vita e doveva tirare a portarla avanti. Era sicura che non avrebbe mai avuto figli. Magari ne avrebbe avuti se non fosse vissuta lì, in quel determinato periodo fatto di guerra e distruzione. Ma ci viveva e non poteva farci niente. Jay era la cosa più vicina ad un figlio che lei avesse. Sapeva che era più piccolo di lei solo di qualche anno, ma si sentiva protettiva nei suoi confronti. Forse perchè non aveva mai avuto fratelli. Suo padre era morto e sua madre era impazzita prima che potessero mettere al mondo qualcun altro. Ma forse era decisamente meglio così. Lei aveva imparato a farsela andare bene, questa storia. Aveva imparato a non soffrirci più. Corri. Corri.. Le sentiva, quelle voci alle sue spalle, in lontananza. La incitavano a fermarsi, le dicevano che non aveva più via di scampo. Bhè, se pensavano che lei si sarebbe fermata sul serio solo per aver sentito la loro voce dovevano essere degli sciocchi di prima categoria. Era vero che non aveva nulla da perdere. Non aveva una famiglia, non aveva degli amici. Ma, ahimè, la vita le era parecchio cara. Nonostante svolgesse un mestiere che mettesse a dura prova la sua idea di arrivare a novant'anni, restare con il culo piantato sul Mondo non le dispiaceva affatto. E neppure respirare, se vogliamo dirla tutta. C'era odore di salsedine nell'aria. Quell'odore acuto che arriva subito alle narici, mandandoti per qualche secondo fuori rotta. La vegetazione intorno a lei cominciava a farsi sempre meno fitta. Doveva pensare a qualcosa, doveva trovare un modo per salvarsi. Guardò a destra, a sinistra e poi di nuovo davanti. Ripetè quest'azione chissà quante volte. C'erano degli alberi abbastanza grossi per potersi nascondere dentro il tronco. Ma la possibilità di essere notata era comunque considerevole. E poi c'erano dei cespugli di steppa. Non erano il massimo della comodità durante l'atterraggio, ma erano abbastanza fitti per far salire di qualche numero la percentuale di non essere vista. Optò per i cespugli. Lanciò uno sguardo alle proprie spalle assicurandosi che gli inseguitori fossero abbastanza lontani per non vedere la sua mossa. Tornò a guardare davanti a sé. Ok, non c'era nessuno. Strinse meglio l'impugnatura dell'arco per evitare che si sfilasse dalla sua spalla e spiccò un salto precipitando perfettamente dietro il groviglio di rametti. E rimase immobile. Trattenne il respiro per quello che le parve un tempo interminabile, impaurita che avrebbero potuto sentire anche quello. Quando le passarono accanto, strinse gli occhi, con un gesto quasi infantile e autoprotettivo. Quei pochi attimo le parvero durare delle intere ore. Attese. Attese finchè le voci non si sentivano più. Non voleva correre il rischio, non più. Il silenzio era calato, nel boschetto a fianco della spiaggia. In quel silenzio assoluto poteva sentire il fruscio del vento e il cinguettio degli uccelli, rumori che, prima, erano passati totalmente in secondo piano. Sentiva la pianta del piede che pulsava, a contatto con gli stivali di pelle che con il tempo avevano imparato ad adattarsi alla sua fisionomia. I muscoli della gambe potevano finalmente distendersi e in un attimo realizzò che l'aveva fatta franca. C'era riuscita, un'altra volta. Non credeva in Dio, ma pensò che qualcuno, lassù, doveva volerle un gran bene. Si alzò in piedi, lentamente. La casacca si era strappata sul gomito che ora sanguinava appena. Maledette steppe. I capelli biondi si erano liberati dell'elastico che li teneva legati in una coda alta e ora le cadevano sulle spalle come una cascata dorata. Provò a cercare l'elastico, in mezzo a quel fondo di foglie secche e rametti, ma dopo un pò perse la pazienza e lasciò perdere. Al diavolo l'elastico. Si mosse lentamente, quasi temendo che qualcuno potesse ancora spuntare alle sue spalle. Ma non c'era più nessuno. La via era libera. La vegetazione si aprì davanti ai suoi occhi come le tende di un sipario, lasciando davanti a lei la visione del mare. Il mare.. Era passato così tanto tempo da quando l'aveva visto. Forse a Jay sarebbe piaciuto. Guardò a destra, poi a sinistra. Nulla, più che una spiaggia poteva sembrare un deserto. Si sedette o meglio si lasciò cadere a terra, stremata. L'aveva scampata, questa volta.
 
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sämmy`
view post Posted on 11/6/2012, 12:32




«Samantha Eileen Winchester → Umana, Tramite di Lucifer»
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“Sposami.”
“No.”
“Sposami.”
“Non siamo pronti.”
“Sposami.”
“Essere quella in bianco all'altare? Non fa per me. Ma accidenti, lo voglio più di ogni altra cosa al mondo.”

Le sagome si rincorrevano sulla spiaggia di fronte ai suoi occhi. Voci lontane rimbombavano nella sua testa, come se fossero lì, accanto a lei. Ma quelle sagome non erano reali. Nonostante fosse passato più di un anno dalla tragedia, Jared era ancora nella sua mente, era nell'aria che respirava. Era accanto a lei al lavoro, a casa, mentre portava i vestiti in lavanderia, mentre comprava il pane la sera, mentre ordinava una pizza; era accanto a lei dall'altro lato del letto prima di addormentarsi. Ma Jared era morto, e Samantha non era in grado di capire il perché. Se esisteva un Dio, allora lei aveva perso qualsiasi fiducia in lui, perché le aveva tolto l'unica speranza ad una vita normale, ad una vita felice. Tuttora si chiedeva cos'era successo e soprattutto perché era successo. Perché era morto? Una persona così buona e dolce come lui non meritava un destino così crudele. Morire prima ancora di sbocciare, prima ancora di assaporare le esperienze più intense della vita. Avere un figlio, svegliarsi la mattina con l'idea che doveva tornare a casa per la sua famiglia, amare così tanto da non voler morire. A Jared era stata tolta la possibilità di vivere, prima ancora di capire quanto la volesse, e Samantha non poteva a fare a meno di rendersi conto che con Jared, anche lei aveva smesso di vivere. Quella sera, quando l'avevano chiamata dalla centrale perché avevano trovato il suo corpo sull'autostrada, qualcosa era cambiato dentro di lei. Non aveva avuto la forza di chiamare sua sorella, o di mettersi in contatto con suo padre. Aveva rispedito il corpo di Jared a Los Angeles dalla famiglia, per rendergli una degna sepoltura e lei, dal canto suo si era abbandonata a una bottiglia di superalcolico, presentandosi due giorni dopo al funerale, in uno stato deplorevole. Le ci vollero mesi prima di tornare al lavoro, prima di tornare a esistere. Sam esisteva, tutta qua. Era abbastanza per adesso. Abbastanza da poter continuare il suo lavoro, abbastanza da dargli la forza di salire in macchina ogni mattina per recarsi in centrale. Abbastanza da non seguire Jared, ovunque lui fosse.
Quel giorno, alquanto arido, si prospettava tuttavia interessante, tanto che l'adrenalina le scorreva nelle vene sin dalla mattina. Le avevano assegnato il caso di un gruppo criminale che si aggirava attorno alla città per provocare solo danni. Era il caso di mettersi in moto, di iniziare a fare di nuovo ciò che meglio sapeva fare. Lottare per l'incolumità della gente. Che fosse essa in pericolo a causa degli umani o delle entità mistiche. Dentro di sé, aveva dato il via a una battaglia che aspettava di sfoggiare le sue migliori armi da ormai troppo tempo. Avrebbe voluto avere Diana accanto a sé in quel momento, ma sua sorella non c'era, e doveva perciò sbrigarsela da sola.
Seduta comodamente sul ramo di un albero, aspettava. Sapeva che sarebbero passati di lì. La polizia li aveva rincorsi fino ai limiti del boschetto che circondava la spiaggia di Brighton, dopo di che l'avevano chiamata. Non c'era tiratrice migliore di lei in tutta la città. Aveva la mira di un cecchino e se c'era qualcuno in grado di fermarli senza ferirli mortalmente, allora quella era Samantha. Improvvisamente, di fronte ai suoi occhi, vide una chioma di bionda. Era una ragazza che scappava, guardandosi di tanto in tanto indietro. Per un attimo pensò di dover scendere dall'albero per aiutarla. Aveva il viso di qualcuno che era letteralmente spaventato. Dietro di lei d'altronde si sentivano varie voci, il cui tono era alquanto malizioso. Le parole che le rivolgevano era ripugnanti, tanto che scatenarono l'ira della giovane Winchester. Il flusso di pensieri si fermò. Si sporse appena in avanti sul ramo per vedere meglio. La ragazza scomparse dal suo campo visuale e pochi istanti dopo vide un gruppo di giovani dalla corporatura a dir poco inquietante che si spostavano velocemente nella stessa direzione. Capì al volo che erano gli stessi tizi che lei cercava. Avrebbe riconosciuto quei visi anche tra un milione. I loro volti erano appesi in centrale su tutti i muri affinché nessuno si scordasse che appena li avesse avvistati, avrebbe dovuto sbatterli in galera.
Con l'agilità e la grazia di un felino scese dall'albero proprio dietro a quei malfamati, che per un secondo si fermarono probabilmente allarmati dal leggero tonfo alle loro spalle. Uno di loro sorrise dando gomitate a quello accanto a lui. Pensavano di aver appena trovato un altro bocconcino da inseguire. Samantha invece, tirò fuori la pistola, mirando alle loro gambe. In meno di un minuto, tutti erano a terra, incapaci di camminare o di muoversi. Che ironia! Erano bravi a fare i duri ma appena un briciolo di dolore s'insinuava in loro, piagnucolavano come le donzelle in pericolo. “Qui Winchester. Abbiamo quattro feriti di arma da fuoco. Mandate due pattuglie... e forse un'ambulanza.Sorrise leggermente soddisfatta, mentre guarda il mucchio di sagome stese a terra. Sarebbero sopravvissuti, nonostante i lamenti generali. “Ricevuto agente. Saremmo lì in un batter d'occhio.” “Lo spero. Inseguivano una ragazza. Non ho tempo di fare da balia a questi quattro. Li troverete stesi a Nord-Est. Vicino alla radura.” “Non preoccuparti dolcezza. Siamo quasi arrivati.”
Rimise la pistola nel cinturino iniziando a correre nella stessa direzione della ragazza. Alcune piante spinose le graffiarono appena il visto tanto da lacrimare, ma non si fermò neanche per un secondo. Chissà per quale motivo la stavano inseguendo? Doveva scoprirlo. Se lei era un testimone chiave grazie al quale quei quattro potevano restare per il resto della loro vita in gabbia, allora Sam doveva trovarla.
Si ritrovò a breve di nuovo sulla spiaggia. Non calpestava la sabbia da sin troppo tempo. Da prima che Jared morisse. Quel posto le faceva ancora uno strano effetto. Le aveva chiesto di sposarlo d'altronde là, vicino al luna park, che ora somigliava più a un enorme masso di rottami. Improvvisamente di fronte ai suoi occhi si palesò una figura esile. Gli stessi capelli color grano, le ritornarono alla mente e si accorse che seduta sulla sabbia, col respiro ancora affannato, era la stessa giovane di prima. Per precauzione tirò fuori la pistola avvicinandosi lentamente. “FBI! E' tutto apposto. Quei quattro bastardi sono stati sistemati. Ti consiglio di girarti lentamente e di non fare azioni avventante. Nessuno vuole farti del male.”

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harmony¿
view post Posted on 12/6/2012, 11:02




Il mare. Erano anni che non vedeva il mare. Aveva dimenticato il rumore ipnotico delle onde che si infrangono a riva per poi ritirarsi e ricominciare il loro corso. Chiuse gli occhi per un attimo, mentre il respiro cercava di regolarizzarsi dopo la faticosa corsa. Il vento le si infrangeva sulla pelle del viso, portando con se qualche piccolo granello di sabbia. L'odore di salsedine era forte, quasi nauseante. Lei aveva bisogno di ossigeno, non di quello strano miscuglio di aria e mare. Eppure, starsene lì seduta, era una sensazione piacevole. I piedi le formicolavano ancora. Stese le gambe in avanti, raddrizzando la schiena. Era stanca di correre. Per tutta la sua vita non aveva fatto altro che correre. Non aveva fatto altro che nascondersi. Eppure non riusciva a rimpiangere il suo passato. Non riusciva ad incolpare suo padre per quello che l'aveva fatta diventare. Se non avesse subito alcun tipo di allenamento sarebbe morta da un pezzo. Probabilmente se non per mano di qualcuno per via del freddo o dell'incapacità di cacciare. In un modo o nell'altro suo padre le stava salvando la vita. Le aveva insegnato ad uccidere ancor prima di insegnarle a vivere. Vita. Morte. Un binomio dal legame così sottile.. Un legame che lei aveva sfiorato spesso. Le era capitato di pensare che non avrebbe visto l'alba del giorno dopo. Le era capitato di pensare che il suo viaggio fosse arrivato al capolinea. Eppure, forse per una sana dose di fortuna spacciata, era riuscita sempre a cavarsela, in un modo o in un'altro. Non era religiosa. Non credeva in Dio e non credeva che un qualche Angelo Custode la proteggesse da vicino. Era strano, penserete, non credere in Dio per una che combatte i Demoni. Il suo problema era che vedeva tutto bianco o tutto nero. Per lei il grigio non era che un'inutile sfumatura. Non esisteva il grigio. Bhè, come darle torto? Era nata e cresciuta in un Mondo che non dava speranza. La speranza è per gli sciocchi. Forse lei un pò sciocca era. Perchè delle speranze ce le aveva ancora. C'erano cose che doveva fare, cose che doveva sapere. Forse era la forza di non voler morire a spingerla avanti. In certi momenti si sentiva una persona forte. La gente tende a sottovalutarsi. Ringrazia Dio perchè ha donato loro la forza. Non capiscono che questa forza, in realtà, è sempre stata dentro di loro. Dovevano solo trovare la capacità di farla emergere. Harmony non aveva mia ringraziato Dio. Non si era mai scoperta a pregare, ad invocare il suo nome. Suo padre era un uomo molto credente. Forse era per questo che si era sacrificato per un compagno. Forse aveva pensato che qualcuno, da lassù, lo guardasse e avesse un occhio di riguardo per lui. Ma nessuno l'aveva salvato.
Si portò le mani tra i capelli, ai lati del volto, chinando il capo verso il basso. Le scoppiava la testa. Forse era a causa della corsa. Sentiva ancora le vene pulsarle sulle tempie e la sensazione non era particolarmente gradevole. “FBI! E' tutto apposto. Quei quattro bastardi sono stati sistemati. Ti consiglio di girarti lentamente e di non fare azioni avventante. Nessuno vuole farti del male.” La regola numero uno di un Hunter era semplice: non permettere che nessuno ti colga alla sprovvista. E Harmony, quella regola, l'aveva appena infranta. Se suo padre fosse stato lì l'avrebbe sgridata sicuramente. "Schiaffeggiata" no. Che ricordasse suo padre non aveva mai alzato le mani su di lei. FBI. Bene, ci mancava anche questo. La voce era femminile, giovanile. C'era da immaginarsi che era stata allenata per questo lavoro perchè Honey non l'aveva proprio sentita arrivare. Passi leggeri, inudibili. Alzò le mani, senza voltarsi. Qualcosa le diceva che aveva una pistola puntata contro. Nessuno si presenta cominciando con "FBI" tenendo le mani in tasca. E' un controsenso. E' tutto apposto. No, questo era impossibile. Non poteva essere tutto a posto. Se fosse tutto a posto lei non si sarebbe trovata lì. Forse ora sarebbe in uno di quei lussuosi cafè di cui aveva tanto sentito parlare a bersi un thè da perfetta inglese che era. Suo padre sarebbe ancora vivo e sua madre non sarebbe rincoglionita del tutto. Quindi non potè fare a meno di disegnarsi un sorrisetto ironico sulle labbra, quando la donna alle sue spalle pronunciò quelle parole. Forse non voleva farle del male. Per un attimo aveva pensato fosse qualcuno dei suoi inseguitori, ma non c'era nessuna donna tra di loro, di questo ne era certa. E poi se l'avesse voluta morta l'avrebbe già uccisa. Quei quattro bastardi sono stati sistemati. Diceva sul serio? Quelle parole le riecheggiarono nella mente un paio di secondi. Forse questo è il tuo giorno fortunato, Harmony Wayland. Si alzò lentamente in piedi, facendo pressione sulle ginocchia, continuando a tenere le braccia sollevate a mezza altezza. Nessuno vuole farti del male.. Alla fine non era così importante. Morta era morta da un pezzo. "Se lei è dell'FBI, signorina Agente, non è tutto a posto come dice." osservò voltandosi lentamente. Quale trafficante di armi si trova "a posto" di fronte ad un agente? Era una ragazza giovane. Doveva avere l'età di Harmony o forse qualche anno in più. Le si strinse il cuore. Quante persone stavano subendo il suo stesso sventurato destino? Poco più che ragazzi, costretti ad una vita che non hanno mai sognato. Ma non era il momento di saltare a conclusioni affrettate. Forse quella ragazza stava facendo tutto di sua spontanea volontà. Forse le stava puntando una pistola contro di sua spontanea volontà. Harmony rabbrividì. Nonostante non fosse la prima volta che si trovava in quel genere di situazione le faceva sempre uno strano effetto. Nonostante tutto cercò di mascherare la cosa dietro quella maschera di indifferenza che con gli anni aveva imparato ad incollarsi addosso. "Se permette, cosa intende con "Quei quattro bastardi sono stati sistemati."?" chiese la bionda. Per quanto ne sapeva la brunetta poteva essere una complice. Per quanto ne sapeva poteva farle un buco nel cervello in meno di un battito di ciglia. Era una ragazza molto bella, quella che le stava di fronte. Sicuramente una bellezza che non passava inosservata. Il suo viso era segnato da lineamenti dolci, femminili, lineamenti che Harmony non aveva. Non le era mai interessato prendersi cura di sé come una donna. Le era sempre bastato un colpo di spazzola, un elastico. Non era brava a sembrare attraente. In quella spiaggia, in quel momento, la Wayland passava del tutto inosservata. Probabilmente si sarebbe mimetizzata bene con il paesaggio. "..Tanto per mettere le mani avanti, io non sono una loro complice." precisò alzando un sopracciglio. Già, non ci teneva ad essere sistemata anche lei.
 
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sämmy`
view post Posted on 13/6/2012, 22:57




«Samantha Eileen Winchester → Umana, Tramite di Lucifer»
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Non sapeva per quale motivo la gente mettesse le mani avanti anche senza motivo. Durante quei tempi bui, fare il suo lavoro era praticamente impossibile. Gli umani non si fidavano più si nessuno e la cosa l'addolorava parecchio. Non aveva mai avuto cattive intenzioni nei confronti di nessuno. Non era nella sua indole, eppure di quei tempi iniziava a pensare che in realtà era in grado solo di inquietare le persone. Mettetele una pistola in mano e fatela sparare da cinquanta metri di distanza contro una mosca, ma non lasciate che interagisca con la gente. D'altronde forse gli umani erano talmente incoscienti da negare l'aiuto dell'unico barlume di speranza che avevano ancora. Gli umani. A volte si chiedeva se tutto ciò aveva a che fare con un volere divino di allontanarla dai suoi simili. D'altronde persino il soprannaturale si allontanava da lei, come se qualcuno o qualcosa tenesse tutto ciò che le stava a cuore, lontano da lei. Non era normale. Era frustrante. Al solo pensiero, impazziva perché ormai non era più in grado di fare l'unica cosa per la quale era stata addestrata: proteggere le persone, uccidere i mostri. D'altronde le forze dell'ordine erano mal viste da tutti; i cacciatori li consideravano incompetenti perché la maggior parte di loro non aveva neanche la minima idea a cosa andavano incontro con l'apocalisse in corso; gli umani pensavano invece che il loro operato fosse più scadente del solito e il soprannaturale li derideva in ogni caso. In simili circostanze aspettarsi un po' di fiducia, o una certa gratificazione era semplicemente inutile. Sam, guardava incuriosita la ragazza che aveva di fronte. Era giovane, forse sua coetanea, forse qualche anno in meno o qualche anno in più. Difficile estimarlo. Quando si viveva sulla strada così come viveva lei da sempre, era impossibile azzeccare l'età di chi come lei non aveva una vita regolare. Samantha per prima, guardandosi allo specchio non avrebbe saputo catalogarsi in base all'età. A volte sembrava ancora una bambina, altre volte invece una vecchia psicopatica in preda a una crisi nervosa. "Se lei è dell'FBI, signorina Agente, non è tutto a posto come dice." Era brava con le persone e capì infatti all'istante che la ragazza velava un certo panico dietro a quella figura indifferente. Odiava quando aveva a che fare con personalità così forti. I suoi coetanei erano troppo spericolati per i suoi gusti e non avevano la minima idea di quando era il momento di allentare la presa e di comportarsi bene, non che lei fosse migliore della biondina, ma in un certo senso in quel momento ad avere il coltello dalla parte del manico, era lei. "Se permette, cosa intende con "Quei quattro bastardi sono stati sistemati."?" Samantha era una che non perdeva mai le staffe, ma di atteggiamenti simili ne vedeva a valanghe tutti i giorni. Si accorgeva che nonostante ci fosse di mezzo una guerra che andava ben oltre i loro poteri, gli umani non facevano altro che sembrare più disgregati che mai. I demoni erano forse riusciti a sciupare anche quel poco di solidarietà e di sincero affetto che tra gli amati figli del signore si era creato col tempo. Certo, il mondo era dannatamente marcio, ma era davvero da condannare in quel modo? Non c'era davvero più speranza per loro?
“Accidenti, ma che problemi avete voi tutti! Nessuno è più in grado di fidarsi di nessuno? Sembri indifferente come se non ti stessi puntando contro una pistola. Beh, ti faccio notare che invece è così nel caso in cui hai perso improvvisamente la vista. Il manico del coltello ce l'ho io, perciò faresti meglio a smettere di fare la sostenuta. Ho sparato a quattro bastardi per salvarti il culo. Pensi davvero che io mi fossi fermata a farmi una bella chiacchierata con te se pensavo che tra te e loro ci fosse un legame? Li conosco bene quei tipi, so come sono fatti e di certo non accetterebbero una donna nella loro cerchia. Ora, signorina io sono innocente, hai intenzione di continuare a mettere le mani avanti oppure posso abbassare lentamente la pistola, sperando per te che tu non faccia cazzate?” Ecco, aveva perso le staffe, perché in un certo senso era stanca. Era stanca di inseguire demoni che non facevano altro che scappare da lei impauriti come se fosse un Messia. Era stanca di doversi subire visite improvvise da parte di angeli, durante il sonno più profondo, solo per sentirsi dire che sarebbe morta presto. Era stanca degli umani. Stanca dell'apocalisse. Stanca di tutto quanto. Sam, era in fin dei conti solo una vittima innocua, che non aveva la minima idea di cosa le stesse succedendo, del perché stesse succedendo proprio a lei. “Signorina Agente lo dici in ogni caso a qualcun altro. Io sono solo Sam. E tu sei ufficialmente salva, qualsiasi cosa loro volessero da te.” Ritirò la pistola rimettendola nel cinturino. Si passò una mano tra i capelli e sorrise ironicamente, quai non potendo credere a quello che stava per fare. “Ho il diritto a un minimo di riconoscenza no? E' il minimo! Andiamo! Il mondo sta finendo. Aggiornatevi! Siamo tutti dannatamente fottuti, eppure non facciamo altro che continuare a comportarci così. Da emeriti cretini. Con indifferenza e sfacciataggine. Ognuno per i cazzi suoi. E' così che funziona. Non vedo l'ora che tutto finisca
Probabilmente l'avrebbe reputata pazza, ma in fin dei conti aveva così tanta voglia di sfogarsi, così tanta voglia di affogare i ricordi di Jared, dei suoi cari e di qualsiasi cosa le fosse successa negli ultimi tempi, che essere considerata pazza era il migliore dei mali. Le rivolse le spalle, pronta ad andarsene. La sua missione era finita. Aveva trovato i suoi quattro malfamati. Bella impresa! Non era stata neanche abbastanza gratificante da darle l'imput di offrire il pranzo a qualcuno. Era incazzata. Ecco il termine giusto. Tremendamente incazzata. Furiosa col mondo intero che non capiva che appena quei fottuti figli di puttana avrebbero ottenuto ciò che volevano – qualsiasi cosa essa fosse – la Terra sarebbe andata in fumo. E così, Samantha si ritrovò con quel pensiero nella mente, di fronte a un bivio. Lottare e scoprire cosa aspettavano in realtà i demoni e gli angeli per dare inizio alla fine del mondo o aspettare che la morte certa arrivasse?

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harmony¿
view post Posted on 15/6/2012, 11:27




“Accidenti, ma che problemi avete voi tutti!! Nessuno è più in grado di fidarsi di nessuno?" Harmony sobbalzò di colpo, quasi come se la ragazza avesse fatto pressione con l' indice sul grilletto della sua pistola. Questa, davvero, non se la aspettava. La fiducia è un sentimento ottimistico che può essere rivolto a persone o eventi. Di norma la fiducia è associata alla speranza, ma in realtà chi ripone la propria fiducia in qualcuno o qualcosa non spera che questo rispetti le sue aspettative, ne è certo. Quindi, a detta della ragazza dai capelli bruni, Harmony avrebbe dovuto aver fiducia in lei? Non si fidava neppure di sé stessa. Fidarsi degli altri le era pressappoco impossibile. E la storia che la speranza è l'ultima a morire è solo un'emerita stronzata. "Ora, signorina io sono innocente, hai intenzione di continuare a mettere le mani avanti oppure posso abbassare lentamente la pistola, sperando per te che tu non faccia cazzate?" Harmony spalancò gli occhi, fissandola. Cosa diamine le era preso? Era impazzita, non c'era niente da dire. Ehm, signore? Si lei, ha per caso un cellulare in tasca? Dobbiamo chiamare il CIM.. No, vabbè, a parte cavolate varie.. Ma dove viveva quella ragazza, nel mondo delle fate? Era ovvio, praticamente palese, che la bionda non si fidasse di nessuno! Come si fa a fidarsi di qualcuno in questi tempi? Un demone potrebbe essere dentro il corpo della persona che meno ti aspetti. Tuo fratello, il tuo vicino di casa, il tuo migliore amico. La realtà è infinitamente triste. "Io sono solo Sam." Sam. Probabilmente il diminutivo di Samatha o di qualche strambo nome di cui non aveva mai sentito parlare. Lei si chiamava Harmony. Non escludeva il fatto che le persone avessero nomi più strani del suo. Rimase ad osservarla, mentre rimetteva la pistola nel cinturino e la bionda abbassò lentamente le mani, facendo scivolare le braccia lungo i fianchi morbidi. "Sai, Sam, non credo dovresti giudicare le persone prima di conoscerle. Ti chiedi che problemi abbiamo tutti? Bhè, si hai ragione, il mondo sta finendo! Mi pare un problema particolarmente grosso! E magari a chi non interessa ritrovarsi una pistola contro è perchè sa di essere spacciato in un modo nell'altro.. Apocalisse, tre colpi di revolver.. Alla fine che differenza fa?" Harmony alzò appena le spalle, come a voler confermare quella triste consapevolezza. Posò gli occhi chiari su quelli color nocciola della giovane che le stava di fronte. Forse in quel momento era la brunetta a credere che lei fosse pazza. "Oh, non fraintendermi! Non sono così stupida da cercare la morte, ma neppure così ingenua da credere che vivrò a lungo in questi tempi." Lei aveva smesso di sognare da parecchio tempo. Non credeva a quello che i genitori raccontavano ai bambini: si risolverà tutto. Forse perchè a lei non era mai stata detta una cosa del genere da parte dei suoi genitori. Non era così ottimista da pensare che un giorno sarebbe tornata alla sua vita normale. Probabilmente perchè non aveva mai avuto una vita normale. Era nata in una famiglia di Hunter e in una famiglia di Hunter sarebbe morta. Cosa avrebbe potuto fare nella lontanissima ipotesi che tutto si sarebbe risolto e con i demoni che tornavano a farsi un giro nell'oltretomba? Forse avrebbe continuato a cacciare. Infondo era probabile che fosse la cosa che sapeva fare meglio. Di una cosa era certa: la vita casalinga non faceva per lei. Proprio non ci si vedeva a fare la brava massaia. E poi cosa avrebbe fatto? Come sarebbe invecchiata? Alla vecchiaia non ci aveva mai pensato. Era sicura di non vivere così a lungo. Sarebbe invecchiata sola e circondata da gatti? Oppure avrebbe avuto dei figli e avrebbe passato l'ultima fase della vita a badare ai nipotini? Eppure la storia dei figli l'aveva scartata da un pezzo.. Ripensò alle parole della brunetta, di Sam, e ricordò come l'avesse "accusata" di essere menefreghista e giocare a fare la coraggiosa nonostante si fosse trovata una pistola puntata contro. "Spesso non si tratta di coraggio, ma di semplice rassegnazione.". Non rimase a specificare quale dei due fosse il suo caso, anche se probabilmente a dare la risposta ci aveva pensato il sorriso amaro che si era appena dipinta sulle labbra. Infondo la spiaggia non era un brutto posto per morire. C'era l'ipnotico e rilassante rumore delle onde, l'odore di salsedine, i gabbiani.. Era un bel posto, già. Il mondo non avrebbe subito una grande perdita. Le sarebbe mancato James, l'unica persona con cui aveva rapporti umani. A sua madre la notizia sarebbe entrata da un orecchio e uscita dall'altro. Infondo non era colpa sua, era il suo cervello che era partito per la tangenziale. Continuò a fissare la ragazza in volto. Era stranamente familiare. Forse si erano viste di sfuggita da qualche parte.. Provò a pensare al nome. Sam.. Non era mia stata troppo brava con i nomi. Spesso doveva farseli ripetere una decina di volte prima che le entrasse bene in testa. La fissò finchè lei non fece per andarsene. In quel preciso istante le tornarono in mente le sue parole. Ho sparato a quattro bastardi per salvarti il culo. Aveva ragione. Un minimo di riconoscenza gliela doveva. "Grazie." quasi le gridò dietro, per poi tornarsene sulle sue. Non era troppo brava a ringraziare le persone. "E comunque io sono Harmony.". Le era sembrato giusto presentarsi. Alla fine lei glielo aveva detto come si chiamava. Sam.
 
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